
04/11/10
Corriere della Sera
Nei commenti e nelle analisi di questi giorni si parla, sempre più frequentemente, della possibile formazione di un terzo polo, alternativo o complementare ai due maggiori partiti che oggi dominano la vita politica del Paese. Le voci si fanno più insistenti man mano che si aggrava la crisi di fiducia nei confronti del governo. Fotografata ogni giorno dai sondaggi. Alla già rilevata diminuzione di consensi verso l’esecutivo, si conferma in questi giorni il calo di popolarità dello stesso presidente del Consiglio: all’inizio di settembre il 36% degli italiani dichiarava di avere «moltissima» o «molta» fiducia per Berlusconi, mentre oggi chi lo afferma supera di poco un terzo degli italiani. Dato che l’elettorato di centrosinistra è ovviamente su posizioni critiche già da tempo, questo trend è determinato soprattutto dalla crescente disaffezione dell’elettorato di centro e centrodestra. Questo segmento di popolazione, non ritenendo comunque adeguata la proposta politica dell’opposizione, cerca un’alternativa accettabile verso cui dirigersi, esprimendo intanto la propria incertezza o la tentazione di rifugiarsi nell’astensione. Di qui l’emergere di uno spazio crescente per una terza forza, i cui confini e la cui natura restano legati a diverse ipotesi e interpretazioni, ma che ambirebbe ad accogliere i voti dei tanti che si dichiarano insoddisfatti dell’attuale situazione e dei suoi protagonisti.
Come si è già indicato sul Corriere qualche giorno fa e come altri giornali hanno poi confermato, questo terzo polo sembra godere oggi di consensi potenziali significativi. Il 22% dell’elettorato dice di «prendere in considerazione» una eventuale formazione del genere. Prendere in considerazione non significa necessariamente «votare», ma ne costituisce la precondizione. Si tratta, naturalmente, di un dato che dovrà essere confermato (o modificato) dalla campagna elettorale.
Da dove vengono questi consensi? Un’analisi dei flussi elettorali potenziali verso il terzo polo mostra come la sua capacità attrattiva si eserciti grossomodo nella stessa misura nei confronti dei due partiti maggiori. In altre parole, la nuova forza politica sembrerebbe godere di un seguito pressoché eguale sia tra gli elettori attuali del Pd, sia tra quelli del Pdl: in entrambi i casi, essi costituirebbero il 16% circa dei voti per il terzo polo. Anche dagli altri partiti si registrano flussi di diversa entità, ma quello principale sembra venire proprio da chi si dichiara indeciso sul voto da dare o, talvolta, invogliato dall’astensione: costoro rappresenterebbero quasi il 30% dell’elettorato della nuova forza politica. Insomma, il terzo polo di centro pare costituire uno sbocco per quell’area di disaffezione e protesta che cresce ogni giorno.
Naturalmente, come per tutte le forze politiche, il terzo polo necessita di un leader. Si è parlato, al riguardo, di diverse possibilità, in particolare di Casini, Fini, Montezemolo. Queste alternative sembrano tutte attrarre gli elettori in misura non tanto diversa tra loro. Tanto che la presenza dell’uno o dell’altro nome fa variare di poco l’entità del mercato elettorale del terzo polo. Insomma, ciò che i votanti potenziali sembrano desiderare è la formazione di un’alternativa - e un’integrazione all’offerta politica attuale.
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