
05/01/11
Europa
Assassini liberi
L’elenco dei capi del terrorismo italiano liberi da decenni l’abbiamo scritto ieri. Ma l’elenco similare riguardante brigatisti e tombaroli neofasciti sarebbe lunghissimo, gli assassini in libertà sono decine: Valerio Morucci, Annalaura Braghetti, Antonio Savasta, Barbara Balzerani, Paola Besuschio, il feroce Mario Moretti (solo semilibero), Raffaele Fiore, Franco Bonisoli ecc ecc. Pontificano, scrivono libri. L’esponente di Prima Linea, Sergio D’Elia, condannato per fatti di sangue, è stato eletto persino deputato, così come attraverso il posto di deputato si liberò dal carcere Toni Negri, salvo poi rientrare in Italia per una microdetenzione finale.
La storia dei Pac
Il capo della formazione terrorista (Pac - Proletari armati per il comunismo) a cui si affiliò Cesare Battisti si chiama Pietro Mutti. È il principale accusatore di Battisti e pur essendo riconosciuto colpevole di omicidi ha trascorso in carcere solo otto anni. Così Mutti è raccontato dalla Cassazione nel 1993: «Questo pentito è uno specialista nei giochi di prestigio tra i suoi diversi complici, come quando introduce Battisti nella rapina di viale Fulvio Testi per salvare Falcone (...) o ancora Lavazza o Bergamin in luogo di Marco Masala in due rapine veronesi. Del resto, Pietro Mutti utilizza l’arma della menzogna anche a proprio favore, come quando nega di avere partecipato, con l’impiego di armi da fuoco, al ferimento di Rossanigo o all’omicidio Santoro; per il quale era d’altra parte stato denunciato dalla Digos di Milano e dai Cc di Udine. Ecco perché le sue confessioni non possono essere considerate spontanee». Ma con quelle "confessioni" ha pagato i suoi omicidi con soli otto anni di carcere.
Deve pagare
Battisti ha ucciso. Probabilmente non ha ucciso il gioielliere Torregiani, né ferito il figlio. Ma è moralmente responsabile di quelle azioni. Deve pagare. Ma, in nome del "rispetto per le vittime", è l’Italia a doversi vergognare. Non il Brasile. Ha scarcerato tutti silenziosamente senza chiedere neanche loro di dire la verità. Ha calpestato il dolore di centinaia di famiglie, lo Stato italiano.
Un atto nobilitante
A Giorgio Napolitano, bisognerebbe di chiedere un atto nobilitante ai loro e ai nostri occhi: si faccia promotore di una riflessione politico-giudiziaria definitiva, almeno un baratto "verità in cambio della libertà", su quel che è accaduto negli anni bui che sono dentro il ricordo di tutti gli italiani. Che provano a tenere viva una memoria. Almeno quella, perché la giustizia sappiamo in che posto è finita, in questo paese.
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