
Le telecamere installate in quasi tutti i seggi e mezzo milione di osservatori hanno certamente limitato i brogli. Ma «aiutini» per il candidato Vladimir Putin ce ne sono stati, almeno stando alle tante denunce diffuse. Intanto i seggi non controllati da nessuno. Decine di fabbriche hanno dichiarato lavorativa la giornata di domenica, costringendo gli operaia votare in seggi volanti installati dentro gli stabilimenti dove, per ovvi motivi di sicurezza, nessun estraneo (leggi osservatore e/o oppositore) può entrare. Nelle unità militari i soldati votano agli ordini degli ufficiali. Naturalmente in tutta libertà, ma casualmente sono per più dell'80 per cento a favore di Putin. Uno dei sistemi più vecchi è quello del carosello: gruppi di elettori fidati portati in autobus in vari seggi «amici» a votare più volte. Questa volta però c'era molto più controllo e i caroselli non hanno funzionato granché. I comunisti hanno denunciato un sistema nuovissimo, studiato per sfruttare al meglio le macchine automatiche che in alcuni seggi scrutinavano le schede. A Dzerzhinsk sul Volga il Pc giura che tutte le schede erano particolarmente ruvide in corrispondenza del nome di Putin. Così per le macchine erano tutte state votate «per Putin». Quelle bianche venivano quindi attribuite al primo ministro. Quelle che avevano il segno su un altro nome venivano annullate, come se l'elettore avesse dato due preferenze. L'ultima sorpresa sono stati i seggi supplementari. Dovevano essere 94 mila in tutto il Paese, ma alla fine ne sarebbero spuntati altri duemila. Nessuno sa dove, come e perché e nessuno, naturalmente, è potuto andare a «osservarli».
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