
21/09/10
Il Messaggero
La caotica e rumorosa Porta Pia, in genere trafficatissima alle dieci del mattino, per un'ora ha cambiato volto. Transenne, niente autobus, il picchetto d'onore dei bersaglieri. una piccola folla di curiosi che non fiatava. Le note del Silenzio Militare hanno ben presto riempito lo spazio, così come l'intervento (bene amplificato) del cardinale Bertone: «Riecheggia nei nostri cuori l'invocazione del beato pontefice Pio IX: gran Dio benedite l'Italia». L'inviato del Papa alle celebrazioni di Roma Capitale, davanti ad un microfono ha letto un testo insolito, a metà strada tra un saluto di circostanza e una predica, culminato però in preghiera. Il presidente Giorgio Napolitano ascoltava assorto, in piedi, osservando la grande corona d'alloro che aveva deposto poc'anzi sul marmo del monumento che ricorda i caduti della Breccia. 68 in tutto, 49 bersaglieri e 19 zuavi pontifici. Dietro al Capo dello Stato il sindaco Alemanno. «Roma è l'indiscussa capitale dello Stato italiano» ha scandito il porporato.
Il 140esimo anniversario delle celebrazioni per il venti settembre. stavolta, hanno fatto segnare un punto a favore della collaborazione tra le istituzioni italiane e quelle vaticane. Il Quirinale e il Palazzo Apostolico si trovano assolutamente in sintonia nel difendere il valore dell'unità del Paese, in un momento in cui si avvertono forti spinte federaliste tendenti a rimarcare la distanza economica e sociale tra il Nord e il Sud. «Che i governanti operino instancabilmente per il bene comune», e possano essere «illuminati», lungimiranti e lavorare «instancabilmente per il bene comune».
Tra la folla qualche timido applauso. mentre una voce baritonale da lontano si faceva largo con un: «Viva Garibaldi. Abbasso Pio IX». Ma le contestazioni - a parte due fogli formato A4 sventolati con foga in aria a proposito del ruolo del Vaticano nelle vicende politiche - («Serve una nuova Porla Pia», «Vaticano e partitocrazia») - si sono fermate lì anche perché il gruppetto dei radicali. capeggiato dal segretario Staderini, è stato fatto allontanare dalle forze dell'ordine che presidiavano l'area e avevano il compito di evitare slabbrature extra protocollo. Sicchè il clima solenne non è stato interrotto. Nemmeno quando, sempre Staderini. al passaggio del cardinale che si affrettava a raggiungere l'auto blu targata SCV, gli ha sventolato sotto il naso una copia del "Sillabo e dopo", celebre pamphlet di stampo anticlericale scritto da Ernesto Rossi. Copia originale e praticamente introvabile che è stata prontamente requisita da un nerboruto e brusco agente in borghese.
Il Segretario di Stato ha tirato dritto, prendendo la provocazione dei radicali con tanta filosofia. «Le contestazioni fanno parte della vita». La morte dei bersaglieri e degli zuavi pontifici, ha detto, invita a riflettere sul bisogno di pacificazione tra laici e cattolici. «Dio ridoni concordia di intenti dopo aver prevalso il contrasto» ha aggiunto durante la preghiera. Difficile da digerire per la Chiesa le feroci polemiche di questi anni, culminate nello schiaffo della Sapienza lino alle reiterate richieste di tanti politici a limitare l'interventismo pubblico della Chiesa in campo legislativo per bloccare progetti a favore di coppie di fatto, eutanasia, ricerca sulle cellule staminali, aborto. Una frase del cardinale è sembrata evocare tutto questo: «Che il Papa possa continuare a svolgere in piena libertà la sua missione universale». Una amara constatazione. Bertone rassicura: «La nostra partecipazione alle commemorazioni della presa di Porta Pia vuole dare un segnale distensivo. È un evento storicamente importante».
Al di là delle transenne si scorgono i rappresentanti del Grande Oriente d'Italia, al di qua, invece, catturano l'attenzione i bersaglieri col loro cappello piumato. Restano sull'attenti orgogliosi e, forse, nemmeno sanno che ad accompagnare il cardinale, oltre al nunzio Bertello, ci sono anche tre gendarmi pontifici. Un tempo avversari, oggi 'colleghi' che svolgono le mansioni di guardie del corpo del cardinale. Sono vestiti in borghese, senza nessun segno distintivo se non fosse per una piccola spilletta d'oro sul bavero con le Chiavi del Regno, il simbolo del Vaticano. Bertone ripete più volte che «essere qui è un segnale della ritrovata libertà del Pastore della Chiesa universale e della ritrovata concordia della comunità civile ed ecclesiale. che insieme lavorano per il bene comune del popolo italiano». Al termine delle celebrazioni il presidente della Repubblica, Napolitano, si è limitato a dire: «sono contento» e sono state le uniche parole che gli sono uscite di bocca, prima di entrare a braccetto col cardinale a visitare il museo dei Bersaglieri. Lui doveva parlare più tardi, in Campidoglio, ribadendo più o meno gli stessi concetti. La scena a Porta Pia doveva essere tutta per il cardinale.
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