
12/05/10
La stampa
Ha vinto la Lega. In particolare Roberto Maroni che, dopo aver votato il provvedimento in Consiglio dei ministri, ha cambiato idea sul cosiddetto ddl svuota-carceri che avrebbe consentito ai detenuti di scontare l’ultimo anno di pena a domicilio. Adesso la commissione Giustizia della Camera dovrà votare un emendamento presentato dal governo che attribuisce al magistrato di sorveglianza la valutazione caso per caso sulla base «l’idoneità» del domicilio.
Stralciato l’articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all’unanimità dalla commissione: contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, in sciopero della fame proprio per protesta contro il sovraffollamento delle carceri. Era ed è questa la preoccupazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di fronte a una popolazione carceraria di oltre 67 mila detenuti, 20 mila in più del consentito. Un record storico che rende insopportabile la vita negli istituti di pena (soprattutto con l’avvicinarsi dell’estate), dove c’è una pesante carenza di organico. Ma il 5 maggio scorso dal Cairo Maroni aveva affossato il provvedimento, parlando di «amnestia mascherata», definendolo «peggio dell’indulto».
Eppure il 13 gennaio quel provvedimento è stato votato in Consiglio dei ministri all’unanimità. Tanto che ha fatto dire ad Alfano che in quella occasione «nessuno aveva mostrato segni di dissenso». Anche il Pd aveva in parte aderito all’iniziativa del governo, ma il capogruppo in commissione giustizia Donatella Ferranti, aveva chiesto ad Alfano garanzie sulle misure economiche per sostenere l’impatto dei nuovi 11 mila detenuti a domicilio che si sarebbero sommati agli attuali 3.500. Antonio Di Pietro invece si schiera con Maroni, affermando che la norma svuota-carceri sarebbe «una sconfitta dello Stato». Ieri, l’epilogo della vicenda, con il governo che ritorna sui suoi passi, senza però risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. «Si facciano carceri anche galleggianti - osserva ironico il governatore del Veneto Luca Zaia - ma non passi il principio dell’impunità». Soddisfatto Maroni («sono state accolte molte richieste che ho fatto»), il quale spiega che le sue preoccupazioni sono quelle delle «forze dell’ordine che devono poi controllare gli esiti di questo provvedimento».
Di Pietro ci mette la bandierina sopra. «E’ Maroni che è d’accordo con me. Non è che per fare un dispetto a Maroni posso permettere che dei criminali incalliti stiano fuori di galera». Matteo Brigandi della Lega gli replica, osservando che è tutto merito del Carroccio e che in commissione Giustizia «l’esiguo numero di componenti dell’Idv non può condizionare nessuno». In tutta questa storia c’è molta propaganda, una gara a chi è più duro di fronte a quegli elettori che non vedono di buon occhio una politica lassista sulla detenzione. Ma Berlusconi, di fronte alla frenata della Lega, ha voluto sminare il campo e dare il via libera alle modifiche che ieri sono state presentate dal sottosegretario Giacomo Caliendo. Con le novità introdotte «la misura avrà un effetto ridotto», ha detto Caliendo, ma il provvedimento «va letto in relazione al piano carceri che nel giro di un anno e mezzo consentirà di realizzare 11 mila posti». La costruzione di nuove carceri è un tema caldo dopo che alcuni imprenditori sono finiti sotto inchiesta negli ultimi mesi. Ma su questo punto Alfano è chiaro: «Vogliamo fare il piano carceri senza finirci dentro. Chi ha brutte idee sappia che ha trovato il ministro e il periodo storico sbagliati».
Stralciato l’articolo che prevedeva la sospensione della detenzione con la messa alla prova presso i servizi sociali. Lo stralcio è stato votato quasi all’unanimità dalla commissione: contro si è espressa solo la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, in sciopero della fame proprio per protesta contro il sovraffollamento delle carceri. Era ed è questa la preoccupazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di fronte a una popolazione carceraria di oltre 67 mila detenuti, 20 mila in più del consentito. Un record storico che rende insopportabile la vita negli istituti di pena (soprattutto con l’avvicinarsi dell’estate), dove c’è una pesante carenza di organico. Ma il 5 maggio scorso dal Cairo Maroni aveva affossato il provvedimento, parlando di «amnestia mascherata», definendolo «peggio dell’indulto».
Eppure il 13 gennaio quel provvedimento è stato votato in Consiglio dei ministri all’unanimità. Tanto che ha fatto dire ad Alfano che in quella occasione «nessuno aveva mostrato segni di dissenso». Anche il Pd aveva in parte aderito all’iniziativa del governo, ma il capogruppo in commissione giustizia Donatella Ferranti, aveva chiesto ad Alfano garanzie sulle misure economiche per sostenere l’impatto dei nuovi 11 mila detenuti a domicilio che si sarebbero sommati agli attuali 3.500. Antonio Di Pietro invece si schiera con Maroni, affermando che la norma svuota-carceri sarebbe «una sconfitta dello Stato». Ieri, l’epilogo della vicenda, con il governo che ritorna sui suoi passi, senza però risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. «Si facciano carceri anche galleggianti - osserva ironico il governatore del Veneto Luca Zaia - ma non passi il principio dell’impunità». Soddisfatto Maroni («sono state accolte molte richieste che ho fatto»), il quale spiega che le sue preoccupazioni sono quelle delle «forze dell’ordine che devono poi controllare gli esiti di questo provvedimento».
Di Pietro ci mette la bandierina sopra. «E’ Maroni che è d’accordo con me. Non è che per fare un dispetto a Maroni posso permettere che dei criminali incalliti stiano fuori di galera». Matteo Brigandi della Lega gli replica, osservando che è tutto merito del Carroccio e che in commissione Giustizia «l’esiguo numero di componenti dell’Idv non può condizionare nessuno». In tutta questa storia c’è molta propaganda, una gara a chi è più duro di fronte a quegli elettori che non vedono di buon occhio una politica lassista sulla detenzione. Ma Berlusconi, di fronte alla frenata della Lega, ha voluto sminare il campo e dare il via libera alle modifiche che ieri sono state presentate dal sottosegretario Giacomo Caliendo. Con le novità introdotte «la misura avrà un effetto ridotto», ha detto Caliendo, ma il provvedimento «va letto in relazione al piano carceri che nel giro di un anno e mezzo consentirà di realizzare 11 mila posti». La costruzione di nuove carceri è un tema caldo dopo che alcuni imprenditori sono finiti sotto inchiesta negli ultimi mesi. Ma su questo punto Alfano è chiaro: «Vogliamo fare il piano carceri senza finirci dentro. Chi ha brutte idee sappia che ha trovato il ministro e il periodo storico sbagliati».
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