
Un suicidio ogni cinque giorni: La disperazione, nelle carceri italiane, tocca livelli record. Per capire: venti giorni fa, a Livorno, un detenuto si è tolto la vita a 48 ore dal ritorno in libertà. Le pessime condizioni detentive e il sovraffollamento sono alla base di tale situazione, la seconda causa evidentemente contenendo la prima. Le carceri italiane, infatti, sono le più affollate d'Europa subito dopo quelle serbe: abbiamo una popolazione di detenuti pari a 66.942 unità su un totale di 45.681 posti a disposizione.
La priorità. «La questione carceraria è per me una priorità», ha detto la neo-Guardasigilli Paola Severino il giorno stesso del suo insediamento.
Ma non molto tempo prima il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva affermato che «il sovraffollamento delle carceri è una vergogna per l'Italia» e che tali situazioni «non sono degne degli esseri umani». L'aria che tira è evidentemente quella da ultima spiaggia, l'atmosfera è satura di preoccupazione, bisogna dunque fare qualcosa e farla con urgenza. Si mostra speranzoso Donato Capece, segretario di lungo corso del Sappe, il sindacato degli agenti penitenziari: «Forse è la volta buona», dice.
Le ricette. Il più recente tentativo di dare una soluzione alla situazione dei penitenziari italiani è la legge 199 del 2010, la cosiddetta legge svuotacarceri. Questa legge è stata costruita attorno a tre pilastri. Il primo: la possibilità di scontare l'ultimo anno di carcere con i domiciliari; il secondo: lo stanziamento di 600 milioni per l'ampliamento dei penitenziari con la costruzione di nuove strutture; terzo: l'assunzione di 2.000 agenti di custodia. Capece oggi dice: «Le misure prese sono state fallimentari» e spiega perché: «Sono stati fatti uscire finora 3.200 detenuti (contro i quasi 10 mila previsti) ma solo per fine pena e non perché inviati ai domiciliari. I 600 milioni stanziati dovevano servire per costruire 22.500 nuovi posti e non è ancora stato costruito un bel niente. I 2.000 nuovi agenti annunciati si sono ridotti a 1.100 e finora non ne abbiamo visto neppure uno».
Altre soluzioni. La legge svuotacarceri non deve effettivamente aver prodotto grandi risultati se è vero come è vero che il Guardasigilli uscente, Francesco Nitto Palma, si è affrettato a riproporne una versione riveduta e corretta che sarebbe servita ad allungare a un anno e sei mesi il periodo di detenzione ai domiciliari. La svuotacarceri bis non è diventata mai legge, ma è servita comunque a far capire le intenzioni del ministro Nitto Palma quanto alle possibili vie d'uscita dalla drammatica situazione carceraria italiana. Esclusa l'amnistia (tutti, a destra e a sinistra, salvo i radicali di Marco Pannella, dicono di non volerla) Nitto Palma ha ravvisato i grandi mali del sistema penitenziario italiano nell'eccessivo ricorso alla custodia cautelare da parte dei magistrati e nel sempre maggiore numero di detenuti stranieri. Donato Capece, invece, più pragmaticamente suggerisce: «Ricorriamo di più alle pene alternative, concediamo più libertà vigilate, inviamo i detenuti a fare i lavori di pubblica utilità, rivediamo il sistema sanzionatorio perché non tutti gli arrestati devono essere sbattuti in cella». Capece sarà sentito prossimamente dal ministro Severino: «Forse è la volta buona», ripete.
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