
Lunedì prossimo, ferragosto, il ministro della Giustizia di fresca nomina, Francesco Nitto Palma, salirà gli storici gradini di via della Lungara, quelli del carcere di Regina Coeli. In cui, per il folclore locale, ogni romano doc deve aver soggiornato almeno una volta.
Visita ufficiale, gesto che fornisce un'importante sponda istituzionale, al riparo da indiscrete telecamere, all'offensiva di metà agosto lanciata dai radicali. Uno sciopero totale, domani, della fame e della sete. E, da domani al 15, visite nei penitenziari di deputati, senatori, parlamentari europei, consiglieri regionali. Un tour che lo scorso anno mobilitò 165 parlamentari e coprì quasi tutte le oltre duecento strutture penitenziarie del paese. In questi giorni si tenterà il monitoraggio completo, compresi gli istituti peri minori.
Momento importante nella battaglia per ridurre il sovraffollamento delle carceri. Passo preliminare, in attesa di mettere mano a quel libro dei sogni, da anni aperto invano al capitolo "Riforma della giustizia".
Capitolo tra i più spinosi di un'Italia sballottata in acque assai agitate. Le c a r c e r i scoppiano, si npete da anni. Amnistia e indulto darebbero una prima sforbiciata. Ridurrebbero il carico abnorme di oltre 68.000 detenuti in un complesso che ne potrebbe ospitare non più di 43.000. Che ha uno spaventoso corollario (i dati si riferiscono al 2011) nei 41 suicidi in cella, nei circa 600 tentati suicidi e 3000 atti di autolesionismo, con 250 agenti penitenziari aggrediti e feriti. Una lista nera di 1.703 morti (594 suicidi) negli ultimi dieci anni. Con un impatto rilevante sulle casse dello Stato.
«Anche per questo- precisa la deputata radicale Rita Bernardini insistiamo sulle misure alternative alla detenzione preventiva. Tutti la mettono sotto accusa, ma non basta; siamo legislatori, dobbiamo intervenire. L'Europa ci guarda in cagnesco perché il 40% dei carcerati è parcheggiato in attesa di giudizio. Che sancisce l'innocenza di almeno una metà di questi detenuti». Innocenza significa risarcimenti; la nota-spese lievita.
Ma non è un calcolo ragionieri stico a ispirare i radicali. Marco Pannella. leader storico e inarrestabile dei radicali, ha parlato di «diritti umani degli italiani e legalità costituzionale». E chiesto la convocazione straordinaria del Parlamento.
«Lo stesso ministro- prosegue la Bemardini - ha accennato al fenomeno pittorescamente definito delle "porte girevoli". Persone, e si parla di non meno di 20.000 casi, recluse da uno a trenta giorni, per poi essere scarcerate».
L'aspetto economico è, comunque, tutt'altro che secondario. Spese ripartite più equamente potrebbero far respirare il sistema carcerario. «La Regione Lazio informa la Bernardini - spende per la manutenzione del palazzo del Consiglio 8 milioni di euro l'anno. Il direttore del carcere di Rebibbia, che ha 1700 ospiti, dunque un carcere bello grande, dispone a quella voce di 45.000 euro l'anno».
I radicali partono dal convegno da loro organizzato al Senato alla fine di luglio. E sottolineano le parole sulle carceri che usò allora il Capo dello Stato: «Una realtà che ci umilia in Europa, senza rieducare». Lo sciopero della fame e della sete fa proseliti. Ieri pomeriggio avevano raggiunto quota 830. Nomi noti e meno noti; da Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto, a Domenico Arena, direttore del San Michele di Alessandria, che si definisce «umiliato e offeso dalla miseria materiale e morale nella quale si trovano ad operare le carceri italiane»; Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd, e Sandro Favi, responsabile carceri dello stesso partito; cappellani, come don Sandro Spriano di Rebibbia.
Con qualche timido trasversalismo, ad esempio Savo Fleres, senatore Pdl, e Chiara Colosimo, consigliere regionale pdl del Lazio; con lei, da sponde diverse, i consiglieri radicali Giuseppe Rossodivita e Rocco Gerardo, più Luigi Nieri di Sinistra e Libertà.
L'obiettivo, comunque, è di più ampio respiro: una riforma strutturale, incentrata sulla depenalizzazione e su misure alternative al carcere Regina Coeli può essere un test istruttivo per il neoministro. Costruita per accogliere al massimo 700 persone, registra 1.110 presenze. Un po' meglio di Foggia, dove il rapporto è di 870/400. Ma sempre altamente indicativo di come le carceri del Belpaese rendano lettera morta la stessa Costituzione. Che, all'articolo 27, sancisce i principi della rieducazione del condannato e del senso di umanità che deve temperare la pratica della pena. Oggi, nulla più che un libro dei sogni.
© 2011 Il Riformista. Tutti i diritti riservati