
12/05/10
Il Riformista
«Sono state accolte molte delle richieste che ho fatto, sono soddisfatto perché si è migliorato di molto il provvedimento e spero che continuerà a essere migliorato prima della sua approvazione definitiva»: sul ddl svuotacarceri, alla fine ha vinto il ministro dell’interno Roberto Maroni, in pieno accordo con l’Idv di Antonio Di Pietro che ieri bisticciava con le parole, affermando che « Maroni ha ragione», anzi no «è Maroni che è d’accordo con me», e che «non è che per far dispetto a Maroni posso permettere che dei criminali incalliti stiano fuori di galera». Così, grazie a tre emendamenti del Governo, consegnati dal sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, il disegno di legge del Guardasigilli Angelino Alfano per affrontare l’emergenza carceri, è stato letteralmente riscritto.
«Gli emendamenti presentati dal Governo, tengono conto in modo massiccio delle osservazioni arrivate anche nel corso delle audizioni - ha spiegato il capogruppo pdl in commissione Giustizia Enrico Costa - Viene abolito il meccanismo automatico di scarcerazione, viene inserito il filtro da parte della magistratura e l’idoneità del domicilio: insomma, tutto dipenderà dalla valutazione dei magistrati». Inoltre, è stato stralciato l’articolo che prevedeva la messa alla prova. Insomma, il ddl Alfano è stato svuotato di qualsiasi misura che potesse tamponare la situazione di sovraffollamento delle carceri che hanno superato la capienza tollerabile e presumibilmente quest’estate esploderanno.
E se ieri il ministro Alfano sbandierava ottimismo, dicendo che «le cose vanno bene» e che «siamo al lavoro per un punto d’intesa confacente agli scopi della coalizione», il boccone impostogli dalla Lega deve essere stato di difficile digestione, considerato che sono quasi due anni che il Guardasigilli annuncia una piano svuotacarceri senza riuscire a realizzarlo, e che il ddl, nella sua precedente versione, era stato annunciato dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, un mese fa pronto a ricorrere al decreto legge. Poi, la scorsa settimana, il niet della Lega che bocciava il progetto di Alfano. «Peggio di un indulto», disse Maroni che ieri è passato all’incasso, vedendo accogliere in toto le richieste della Lega, segno evidente che certa subalternità del Pdl rispetto alle richieste del Carroccio, non è frutto dell’immaginazione del presidente della Camera Gianfranco Fini, arrivato sul punto allo scontro frontale con il Cavaliere. Anche se, come spiega il responsabile carceri del Pd Sandro Favi, «ad aggravare l’emergenza carceri sono state leggi come la ex Cirielli, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, e magari oggi Fini potrebbe dire che cosa pensa in proposito».
Il Pd, comunque, ha letto positivamente la mossa del Governo, almeno a proposito dell’automatismo sul via libera all’ultimo anno di detenzione da trascorrere ai domiciliari, che se da un lato avrebbe alleggerito il carico di lavoro della magistratura di sorveglianza, dall’altro conterrebbe profili d’incostituzionalità. «Il Governo finalmente assume una posizione più responsabile, recependo i rilievi tecnici emersi», dice Favi. E la messa in prova? «Auspichiamo che si tratti di un rinvio e non dell’accantonamento di una misura moderna ed efficace per deflazionare il carico penale. La verità, purtroppo, è che non ci sono i soldi per realizzare l’esecuzione penale esterna». L’unica a esprimersi contro le modifiche al ddl è stata la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, da un mese in sciopero della fame per sollecitare il varo delle nuove misure per evitare il collasso del sistema penitenziario.
«Gli emendamenti presentati dal Governo, tengono conto in modo massiccio delle osservazioni arrivate anche nel corso delle audizioni - ha spiegato il capogruppo pdl in commissione Giustizia Enrico Costa - Viene abolito il meccanismo automatico di scarcerazione, viene inserito il filtro da parte della magistratura e l’idoneità del domicilio: insomma, tutto dipenderà dalla valutazione dei magistrati». Inoltre, è stato stralciato l’articolo che prevedeva la messa alla prova. Insomma, il ddl Alfano è stato svuotato di qualsiasi misura che potesse tamponare la situazione di sovraffollamento delle carceri che hanno superato la capienza tollerabile e presumibilmente quest’estate esploderanno.
E se ieri il ministro Alfano sbandierava ottimismo, dicendo che «le cose vanno bene» e che «siamo al lavoro per un punto d’intesa confacente agli scopi della coalizione», il boccone impostogli dalla Lega deve essere stato di difficile digestione, considerato che sono quasi due anni che il Guardasigilli annuncia una piano svuotacarceri senza riuscire a realizzarlo, e che il ddl, nella sua precedente versione, era stato annunciato dallo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, un mese fa pronto a ricorrere al decreto legge. Poi, la scorsa settimana, il niet della Lega che bocciava il progetto di Alfano. «Peggio di un indulto», disse Maroni che ieri è passato all’incasso, vedendo accogliere in toto le richieste della Lega, segno evidente che certa subalternità del Pdl rispetto alle richieste del Carroccio, non è frutto dell’immaginazione del presidente della Camera Gianfranco Fini, arrivato sul punto allo scontro frontale con il Cavaliere. Anche se, come spiega il responsabile carceri del Pd Sandro Favi, «ad aggravare l’emergenza carceri sono state leggi come la ex Cirielli, la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, e magari oggi Fini potrebbe dire che cosa pensa in proposito».
Il Pd, comunque, ha letto positivamente la mossa del Governo, almeno a proposito dell’automatismo sul via libera all’ultimo anno di detenzione da trascorrere ai domiciliari, che se da un lato avrebbe alleggerito il carico di lavoro della magistratura di sorveglianza, dall’altro conterrebbe profili d’incostituzionalità. «Il Governo finalmente assume una posizione più responsabile, recependo i rilievi tecnici emersi», dice Favi. E la messa in prova? «Auspichiamo che si tratti di un rinvio e non dell’accantonamento di una misura moderna ed efficace per deflazionare il carico penale. La verità, purtroppo, è che non ci sono i soldi per realizzare l’esecuzione penale esterna». L’unica a esprimersi contro le modifiche al ddl è stata la deputata radicale eletta nel Pd Rita Bernardini, da un mese in sciopero della fame per sollecitare il varo delle nuove misure per evitare il collasso del sistema penitenziario.
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