
Attualmente, contro la posizione della Costituzione italiana sulla presunzione di innocenza e contro ciò che prescrive la Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, in Italia è spesso possibile imprigionare un imputato senza che le sue responsabilità siano state accertate, sia pure anche solo in primo grado, attraverso un pubblico dibattimento, nel corso del quale accusa e difesa abbiano avuto la possibilità di confrontarsi pubblicamente in un’aula di tribunale. In pratica, il pm (con la foglia di fico del gip) può oggi incarcerare un cittadino sulla base delle sole sue imputazioni, che spesso sono anche solo sue supposizioni.
Questa anomalia è devastante nei confronti degli inalienabili diritti della persona. Questo non è un problema di schieramenti politici ma di naturale e obbligata tutela della società di diritto che riguarda tutti e non solo gli appartenenti a un parte politica.
Purtroppo, per una serie di circostanze, il centrodestra non può sperare di presentare e vedere approvate delle modifiche del codice di procedura penale di questo tipo perché tali richieste vengono oggi vissute come dei lasciapassare per Berlusconi. E d’altra parte, da sinistra, si è a lungo flirtato a favore del giustizialismo, visto come un grimaldello per far saltare l’antagonista che non si riesce a battere attraverso il voto.
E quindi molto importante (una vera svolta) che adesso esponenti del Pd e del Sel abbiano presentato la proposta di legge n. 631 dal titolo: “Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali”. La prima firmatrice è un ex magistrato del Pd, Donatella Ferranti, oggi presidente della Commissione giustizia della camera.
Dietro di lei, ci sono le firme di Andrea Orlando, responsabile giustizia del Pd e di Gennaro Migliore, del Sei, nonché Giampiero Bocci del Pd. Ci sono poi altre 17 firme di deputati Pd. In questa proposta di legge si prevede che l’eventuale pericolo di fuga o di reiterazione di reato debbano essere, non solo “concreti” ma anche “attuali”. In carcere cioè può essere mandato solo l’imputato che, in quel momento, sta progettando la fuga o sta per compiere per la seconda volta il reato di cui è stato imputato. [3]
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