
12/05/10
Libero - ed. Milano
I veterani del Pirellone giurano: mai una seduta inaugurale del Consiglio regionale aveva avuto un simile seguito mediatico e di pubblico. Il merito, al di là dell’alto numeri di avvicendamenti in giunta, sembra essere dei due debuttanti eccellenti, la pidiellina Nicole Minetti, ventiquattrenne candidata su suggerimento dal Cavaliere, e Renzo Bossi, delfino del Senatur, in passato detto "trota", ma ora vicino alla promozione. La prima parla poco, si presenta con un look stile Mara Carfagna e non disdegna gli obiettivi. I taccuini dei giornalisti, però, almeno per ora li evita. Il secondo, al contrario, si lancia nella mischia senza problemi, risponde a tutte le domande, cita Kennedy a memoria e dimostra di non aver nessun timore di non essere all’altezza. «Sono qui per la passione che mio padre mi ha trasmesso», spiega, «i soldi a me non interessano proprio».
Ad aprire i lavori è Giancarlo Abelli, consigliere "anziano" vicino alle dimissioni. Secondo i programmi, dovrebbe tornare in Parlamento e riprendere il suo lavoro nel partito a Roma. Per movimentare la giornata, invece, è arrivato il radicale Marco Cappato, grande protagonista dello scontro sulle liste elettorali che stava per costare la poltrona a Roberto Formigoni. Subito dopo l’inizio del dibattito, dribblando gli addetti alla sicurezza, il seguace di Pannella si è affacciato alla balaustra del palchetto riservato alla stampa ed è partito con le urla: «Questo è un consiglio regionale abusivo e illegale. Le elezioni vanno rifatte». Poche parole, prima che Abelli ordinasse di trascinare l’uomo fuori dall’aula. Un exploit che, secondo alcuni, ricorda quello di Antonio Tejero, il colonnello spagnolo entrato sparando
nell’aula del Congresso dei Deputati di Madrid nell’1981. Per altri, più prosaicamente, si è trattato di «una scena delirante».
Chiuso il siparietto, il Consiglio si è dedicato all’elezione del suo presidente. Il nome indicato dal voto - senza intoppi è stato quello di Davide Boni, ex assessore al Territorio e grande protagonista dei talk show politici in onda sulle emittenti locali lombarde. Prima iniziativa del neoletto: «Mi piacerebbe portare il Consiglio regionale della Lombardia a Malpensa per avere una attenzione maggiore rispetto alle esigenze del territorio». La ragione: «Dobbiamo stare più vicino ai lombardi, quindi, ha spiegato, bisogna stare vicini anche ai loro problemi e spostarsi sul territorio». Un’iniziativa appoggiata anche dal governatore Roberto Formigoni: «Se il consiglio regionale deciderà di fare una sessione a Malpensa, la giunta ci sarà».
Dopo l’elezione Borri, l’Assemblea ha indicato i suoi due vice. ll primo è un altro veterano del Pirellone, l’ex assessore PdL Franco Nicoli Cristiani, il secondo è un altro debuttante: l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, giunto in Regione, come tutto il resto della truppa Pd, con una coccarda tricolore sul petto. Il tutto per rimarcare la protesta nei confronti del centrodestra, colpevole di aver bocciato la proposta di iniziare la seduta suonando l’inno italiano. «E’ che non conosco bene le parole», ha commentato sbrigativamente Renzo Bossi.
Ad aprire i lavori è Giancarlo Abelli, consigliere "anziano" vicino alle dimissioni. Secondo i programmi, dovrebbe tornare in Parlamento e riprendere il suo lavoro nel partito a Roma. Per movimentare la giornata, invece, è arrivato il radicale Marco Cappato, grande protagonista dello scontro sulle liste elettorali che stava per costare la poltrona a Roberto Formigoni. Subito dopo l’inizio del dibattito, dribblando gli addetti alla sicurezza, il seguace di Pannella si è affacciato alla balaustra del palchetto riservato alla stampa ed è partito con le urla: «Questo è un consiglio regionale abusivo e illegale. Le elezioni vanno rifatte». Poche parole, prima che Abelli ordinasse di trascinare l’uomo fuori dall’aula. Un exploit che, secondo alcuni, ricorda quello di Antonio Tejero, il colonnello spagnolo entrato sparando
nell’aula del Congresso dei Deputati di Madrid nell’1981. Per altri, più prosaicamente, si è trattato di «una scena delirante».
Chiuso il siparietto, il Consiglio si è dedicato all’elezione del suo presidente. Il nome indicato dal voto - senza intoppi è stato quello di Davide Boni, ex assessore al Territorio e grande protagonista dei talk show politici in onda sulle emittenti locali lombarde. Prima iniziativa del neoletto: «Mi piacerebbe portare il Consiglio regionale della Lombardia a Malpensa per avere una attenzione maggiore rispetto alle esigenze del territorio». La ragione: «Dobbiamo stare più vicino ai lombardi, quindi, ha spiegato, bisogna stare vicini anche ai loro problemi e spostarsi sul territorio». Un’iniziativa appoggiata anche dal governatore Roberto Formigoni: «Se il consiglio regionale deciderà di fare una sessione a Malpensa, la giunta ci sarà».
Dopo l’elezione Borri, l’Assemblea ha indicato i suoi due vice. ll primo è un altro veterano del Pirellone, l’ex assessore PdL Franco Nicoli Cristiani, il secondo è un altro debuttante: l’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, giunto in Regione, come tutto il resto della truppa Pd, con una coccarda tricolore sul petto. Il tutto per rimarcare la protesta nei confronti del centrodestra, colpevole di aver bocciato la proposta di iniziare la seduta suonando l’inno italiano. «E’ che non conosco bene le parole», ha commentato sbrigativamente Renzo Bossi.
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