
Lo slogan è vintage ma orgoglioso: «Lealtà e passione al servizio dell’Italia». Francesco Storace, leader della Destra, ogni giorno di più sta riempiendo il vuoto del Pdl laziale, e già domenica mattina potrebbe dire che è pronto a candidarsi alla presidenza della Regione Lazio. L’occasione sarà la manifestazione programmata al Teatro Olimpico. Chi nel Pdl del Lazio stava preparando sondaggi e grandi strategie con candidati della società civile ormai ha rimesso i tabulati nei cassetti. A questo punto – che sia Storace, che sia Polverini, che sia una terza ipotesi – a decidere sarà Silvio Berlusconi e dovrà farlo in tempi rapidi, visto che il paletto posto dal Tar impone di andare al voto il 3 o il 4 febbraio (il prefetto Giuseppe Pecoraro oggi confermerà quella data).
Ieri Renata Polverini ha negato che nel vertice dell'altra sera Berlusconi si sia espresso per lei o per Storace. Spiega: «Con Berlusconi abbiamo parlato solo della sentenza del Tar e non di altro. Non era quella la sede per parlare di candidature perché si è affrontato un dibattito che andava ben oltre il Lazio». Cosa pensa di Francesco Storace candidato alla presidenza della Regione Lazio? «C'è un grande dibattito com'è giusto che sia. Ci sono molti retroscena ma non ci sono questioni definite». Storace, intanto, ride sornione, dice e non dice, twitta a raffica, promette che domenica spiegherà quali sono le sue intenzioni e tanto per tenersi in allenamento se la prende con Nicola Zingaretti, candidato alla presidenza della Regione Lazio per il centrosinistra: «Ci faccia sapere quando si dimette dalla Provincia di Roma smettendo di prendere lo stipendio suo». Ma sul decreto di indizione delle elezioni ci sono altri nuvoloni. I Radicali hanno confermato che presenteranno ricorso al Tribunale amministrativo contro la scelta di indire per 50 e non per 70 consiglieri come prevede lo Statuto. Ma per farlo dovranno aspettare che il decreto sia riscritto dal prefetto Giuseppe Pecoraro, su delega del ministro Anna Maria Cancellieri. Non solo: nelle province del Lazio è scattata la rivolta contro la distribuzione dei seggi che privilegerebbe Roma. «Questa romanocentricità sicuramente danneggia le province», ha detto il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi, ex consigliere regionale. La ripartizione dei seggi del Consiglio regionale del Lazio prevista nel decreto Polverini assegna (esclusi i 10 del listino del presidente), 29 seggi a Roma, 4 seggi rispettivamente a Latina e Frosinone, 2 a Viterbo e uno a Rieti. Proprio il presidente della Provincia di Rieti, Fabio Melilli, osserva: «Con il decreto della Polverini Rieti scompare».
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