
“Se confermata - si legge in una nota dell'Ucpi, l'Unione delle camere penali italiane - questa notizia sarebbe il degno epilogo di una vicenda che potremmo definire tragicamente comica, se di mezzo non ci fossero i diritti delle migliaia di reclusi nelle vergognose prigioni italiane”.
“Con questo ricorso - si legge ancora - l'Italia sperava di rosicchiare qualche mese in più rispetto all'anno di tempo concesso dai giudici di Strasburgo per mettersi in regola e invece, dopo l'ennesima brutta figura, ci troviamo nuovamente a rincorrere avendo perso, da gennaio a oggi, mesi preziosi per riportare le nostre carceri nel perimetro della legalità”.
“È ora di finirla con la retorica pelosa delle buone intenzioni e di rimboccarsi le maniche sul serio: governo e parlamento devono affrontare il problema del carcere come ci impone la Corte europea dei diritti umani, senza immiserire la questione nella polvere dei calcoli politici”, concludono i penalisti.
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