
22/11/10
Corriere della Sera
«Voi votate la fiducia, entrate al governo e facciamo la riforma della giustizia come la volete... Diglielo a Pannella, mi raccomando». Giovedì nell’Aula della Camera il ministro Angelino Alfano ha puntato dritto al bersaglio grosso e, nell’orecchio di Rita Bernardini, ha consegnato la sua proposta per risolvere i problemi numerici della maggioranza. «Il Guardasigilli ha fatto una battuta assicura la deputata radicale, tra i deputati più attivi nel combattere lo "sfascio" delle carceri -. Con il Pdl non c’è nessuna trattativa. Noi teniamo al Pd e domani Pannella incontrerà Bersani, vogliamo parlare di contenuti e non di pallottoliere». Eppure al vertice del Pdl c’è ancora ottimismo sulla possibilità di conquistare, in vista della fiducia, i voti dei sei radicali eletti con i democratici. Un pacchetto di consensi che farebbe impennare le quotazioni dei berlusconiani, ma scontenterebbe esponenti illustri come Renata Polverini. La presidente del Lazio è contraria e lo dice con chiarezza: «È una cosa senza senso contare sui voti radicali. Io ho avuto Emma Bonino come avversaria ed è stato uno scontro crudo. Sui valori fondamentali, dal quoziente familiare alle questioni etiche, non vedo possibilità di dialogo». Ma il Pdl va avanti. Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha annunciato che presto andrà in missione a Bagdad con Pannella, per «parlare con le autorità irachene della sorte di Tareq Aziz». Ma nel pomeriggio il leader radicale, parlando alla Radio del partito nel consueto appuntamento domenicale con Massimo Bordin, si è mostrato piuttosto freddo: «Non so se posso andare in Iraq con Frattini, lo farò solo se potremo vedere Tareq Aziz». Al segretario del Pd, Pannella consegnerà un dossier su tutto quel che è andato storto nei rapporti tra le due forze dal 2005 a oggi. Sotto il titolo «Breve storia di pratica "democratica" anti-radicali», un dettagliato elenco di veti, esclusioni e «patti traditi». Il clima è teso, ma questo non vuol dire che i radicali stiano andando inesorabilmente verso l’abbraccio con il centrodestra. «Non esiste una trattativa sei voti sei posti prende le distanze Maurizio Turco -. Ai radicali interessano le riforme per il Paese, non i posti al governo». Per quanto l’ex udc Saverio Romano giuri che «l’accordo con i radicali è cosa fatta», il rischio che a Berlusconi non riesca il colpaccio di agganciare Pannella è concreto. Eppure Daniela Santanchè, che per conto del premier lavora ad allargare la maggioranza, non sembra preoccupata: «Le trattative vanno avanti, resto molto ottimista sulla fiducia». Nei prossimi giorni, a sentire Souad Sbai, che ha lasciato Fini per tornare dal premier, «arriveranno rinforzi e non solo da Futuro e libertà». Si era fatto il nome del centrista Angelo Compagnon, il quale però smentisce categoricamente: «Non esiste, nessuno mi ha avvicinato. Io sostengo la linea di Casini e non ho crisi di coscienza. Berlusconi si dimetta, poi valuteremo offerte di responsabilità». Francesco Pionati aspetta ancora nell’Ade Maurizio Grassano, ma il liberaldemocratico è pieno di dubbi e prende tempo. Chi ha certezze è invece il finiano Gianpiero Catone. Lui resta con Fli, però non voterà la sfiducia. «Mi auguro che non ci si arrivi - spera l’ex dc -. Sfiduciamo Berlusconi e poi che facciamo? È chiaro che non presenteremo la mozione. Io la penso come Menia, Moffa, Consolo...». Giuseppe Consolo, al lavoro per scongiurare la resa dei conti, è convinto che raccoglierà presto i frutti della sua mediazione: «L’accordo tra Fini e Berlusconi è vicino».
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