
La breve campagna, originata da Fausto Bertinotti, per il laticlavio vitalizio a Marco Pannella ha riportato all'attenzione i buchi fra i senatori a vita. Dopo l'elezione di Giorgio Napolitano al Quirinale, il nuovo capo dello Stato non aveva provveduto a nominare un personaggio di «altissimi meriti» per occupare la poltrona che lui stesso aveva lasciato libera.
Anzi, aveva atteso ben cinque anni prima di firmare il decreto di nomina di Mario Monti: una nomina determinata dal più che contingente obiettivo di designarlo, pochi giorni dopo, a palazzo Chigi.
Non si può, quindi, asserire che Napolitano avesse colmato il vuoto lasciato da lui stesso fra i banchi del Senato con sollecitudine. Mai un presidente aveva lasciato scoperta una casella fra i senatori a vita per un così lungo volgere d'anni (Antonio Segni aveva provveduto a ben tre nomine in un colpo, dopo tre anni da quando si erano liberati i posti, ma più di due anni erano rimasti senza designazione da parte del suo predecessore Giovanni Gronchi). Addirittura, c'era chi pensava che Napolitano non avrebbe mai proceduto a nominare un senatore a vita, memore delle pesanti polemiche che avevano accompagnato diversi voti espressi dai senatori a vita a favore del governo Prodi II.
Forse non intendeva nemmeno prestarsi ad accuse di designazioni orientate a sinistra, visti gli orientamenti espressi da quasi tutti i senatori a vita (compresi quelli di diritto) a favore di esecutivi di centro-sinistra.
Nell'individuare i «propri» giudici costituzionali, checché talvolta abbia asse-rito (in maniera generica, però) Silvio Berlusconi, Napolitano si è in effetti tenuto molto prudente. La nomina di Monti rientrava in un gioco politico complesso e insolito: del resto, da destra non vennero elevate critiche per la collocazione del personaggio. Dopo la scomparsa di Sergio Pininfarina, nel luglio scorso, ma ancor più dopo la recente morte dell'ultracentenaria Rita Levi Montalcini, si è tornati a parlare di nomine di senatori a vita. Sono due i posti lasciati liberi da questi due personaggi.
A favore di una decisione dell'attuale presidente, alla conclusione del mandato, sta una sola circostanza: la duplice designazione gli consentirebbe di scegliere un italiano illustre collocato o collocabile a destra e di uno collocato o collocabile a sinistra.
Le critiche sullo sbilanciamento politico (non di partito, bensì di area) sarebbero forzatamente placate dalle due designazioni. In tal modo non potrebbero arrivare preventivi attacchi a Napolitano per un teorico e anticipato sussidio a Pier Luigi Bersani di un senatore in più a favore della sua maggioranza, dopo le urne, posto che il potenziale voto bersaniano sarebbe annullato dal potenziale voto contrario dell'altro senatore a vita.
Attualmente, e ragionando sulla carta, Bersani non avrebbe certo il voto di Monti, nel caso non facesse con lui maggioranza; non troverebbe il voto dell'infermo Giulio Andreotti; mentre sarebbe tutto da vedere il comportamento di Emilio Colombo (ancora frequentatore e perfino interveniente a palazzo Madama, nonostante i prossimi 93 anni) e di Carlo Azeglio Ciampi, unico senatore di diritto e a vita in quanto ex capo dello Stato (anche lui a quota 93 anni, ma cronico assente dalle aule senatorie).
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