
Non avevamo mai vissuto un periodo tanto negativo, specialmente per quanto concerne il mondo politico-istituzionale. Il "no" fa parte delle leggi o decreti che vietano e proibiscono, ma determina anche gli altri partiti, concentrati solo a respingere e rifiutare quanto espresso dal di fuori della loro enclave. Tutti quanti si sottraggono al loro essenziale dovere che sarebbe quello di governare un paese oramai arretrato sino al baratro, perché i rappresentanti degli italiani hanno dimenticato che il motore dello Stato è composto sia dalla maggioranza che dall'opposizione. Gli unici che riescono ancora oggi a combattere per delle idee, tanto da farsi odiare e disprezzare da tutti, sono i radicali.
La massa accusa questo storico partito - nato nel 1955 con orientamento liberale, liberista libertario e antiproibizionista - di cambiare atteggiamento di continuo.
Questo è l'errore della pseudopolitica che vige nel paese. Quel che mancano oggi sono gli ideali e le concrete basi per ripristinare una sana cultura o scienza politica. Tutti gli schieramenti hanno più voci spesso contrastanti: la destra non trova un adeguata figura che possa rimpiazzare Berlusconi, il centrosinistra sembra un'accozzaglia di vecchie idee tramontate, il "terzo polo" rischia di diventare il vero birillo fra i pretendenti alla prossima poltrona.
Ed ancora nessuno detiene il filo conduttore di un'idea concreta: chi non è di destra viene accusato di portare avanti antichi ideali comunisti, chi non è antisraeliano rischia di beccarsi un "fascista" dall'ala estrema della sinistra, ma soprattutto chi non vuole salire sul carro in corsa rischia di farsi rompere il collo, come stanno tentando da molte parti contro il Partito Transnazionale.
Questo significa che certa politica è soltanto lo spettro di quanto hanno insegnato i padri della Costituzione e lo vediamo con l'enorme fatica del Presidente Napoletano, che cerca quotidianamente di redimere e portare alla ragione i belligeranti. Scagliare accuse da una trincea all'altra provoca soltanto delle gravi perdite all'intero paese. Vivevamo di turismo, cultura, ricerca e nulla abbiamo saputo custodire (leggasi ennesimo crollo a Pompei).
La logica porta i radicali al centro di un mondo composto da non idee. Vengono accusati di semplicismo e di arretratezza, ma finché i loro impegni non verranno realizzati, l'Italia non avrà delle basi concrete sulle quali lavorare tutti quanti assieme, essendo oramai andate distrutte le ideologie iniziali della Repubblica.
Senza delle solide basi - siano esse giuste od errate purché attuabili e soprattutto discutibili nel contesto della democrazia - non possono germogliare delle nuove idee. Queste devono emergere dalla terra e svilupparsi nella società, grazie ad un parlamento equo, altruista, legittimato esclusivamente per far del bene all'Italia intera. I radicali sono l'unico asso nella manica non in vendita, ma al servizio del paese per progredire in Europa.
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