
Marco Toriello, 45 anni, tossicodipendente, gravemente ammalato, venerdì scorso si è ucciso impiccandosi nella sua cella del carcere di Salerno. Era il sessantanovesimo recluso a togliersi la vita dall`inizio dell`anno. Una "Spoon river" infinita di gente che quest`anno non celebrerà il Santo Natale né consumerà panettoni e capitoni. Tipici del suo lato B più laico e gaudente. Né le famiglie di queste persone avranno voglia di festeggiare alcunché. Quest`anno in Italia è stato eguagliato il triste record di suicidi in carcere del 2001 mentre i morti, moltissimi dei quali per "cause da accertare" (cioè spesso lesioni e percosse subite), sono ormai a quota 171. La vergogna della giustizia italiana, quindi, "vergogna nella vergogna", si chiama detenzione. Il governo parla di piani carceri ma gli stanziamenti sono diminuiti a un terzo dall`iniziale previsione: 500 milioni di euro, invece di un miliardo e mezzo, per costruire in due o tre anni 18 mila nuovi posti carcere. E si sa già che questo non avverrà nei tempi previsti, mentre in Italia ci sono almeno 20 carceri mai inaugurate perché manca il personale e i tagli sono continui. In tutto ciò ieri tutti i giornali parlavano dell`incredibile morte di Uzma Emeka (particolarmente duro ed efficace il titolo de "II manifesto", "E` morto il negro") cioè il testimone di un pestaggio avvenuto nel carcere di Teramo di cui si preoccupava il capo delle guardie, poi dimessosi, allorchè veniva registrato da uno dei suoi secondini mentre lo esortava a pestare i detenuti nelle celle dei seminterrato e non davanti a tutti per evitare scomodi testimoni. Andando a spulciare i dettagliatissimi dati che "Ristretti orizzonti", la migliore delle riviste che si occupa del carcerario, e che peraltro viene fatta nell`unico carcere quasi modello d`Italia, quello di Padova, si viene colpiti dal numero dei "definitivi" con un residuo pena da uno a tre anni, gente che potrebbe stare tranquillamente a casa ai domiciliari, con o senza uno dei braccialetti elettronici che continuiamo a pagare alla Telecom senza usarli, oppure in comunità di recupero per tossicodipendenti, visto che un buon 40% della popolazione carceraria da essi è composta. Ebbene i detenuti per residui pena fino a tre anni sono esattamente 19.823. Cioè esattamente quelli che si spera di sfoltire coo questo "piano carceri" che è un po` come I` Araba fenice" e sul quale anche un ministro piuttosto bravo come Angelino Alfano rischia di perdere la faccia. In attesa delle nuove carceri, e di quelle ancora da inaugurare e dell`assunzione del relativo personale di custodia, non sarebbe più razionale privare le vecchie carceri di questi quasi innocui detenuti con residui pena da uno a tre anni? Purtroppo però il vero problema, inconfessabile, è politico. Dopo l`errore di avere fatto passare l`indulto senza abbinare a esso l`amnistia che risulta adesso indispensabile per deflazionare l`arretrato dei magistrati (e per la quale si sta battendo Marco Pannella da due settimane anche mediante sciopero della fame, in realtà diretto al grande Satyagrah mondiale per la verità sulla genesi della guerra in Iraq) e tutto perché un paio di partiti, Di Pietro e la lega Nord, ci hanno fatto una barbara, demagogica e anche truffaldina campagna elettorale basata su slogan ridicoli come "sicurezza" e "certezza della pena", proprio negli anni in cui tutti i delitti diminuivano, adesso non si può dire alla gente: "ci siamo sbagliati, abbiamo fatto una grande, grandissima, c....." Ergo chi va in carcere lo fa a proprio rischio e pericolo. La detenzione ha come optional la pena di morte. Ne sanno qualcosa Aldo Bianzino, Stefano Cucchi e da ultimo "il negro che aveva visto tutto". Cioè Uzma Emeka. Che è morto di infarto, sicuramente, ma che si è atteso cinque ore prima di portarlo in ospedale a Teramo. Quindi il sospetto è che qualcuno abbia colto la palla al balzo per eliminare uno scomodo testimone sia pure con il concorso del caso o del Padreterno. I carceri in Italia sono quindi diventati il pianeta dell`illegalità e dell`arbitrio. Comanda chi si alza per primo. Giorni fa il sindacato delle guardie penitenziarie, Sappe, protestava per una nota del Dap, cioè il dipartimento in mano a Franco lonta che vietava, chissà perché, l`identificazione di clandestinità per gli stranieri detenuti. Aveva una "ratio" questa cosa? Nessuno lo sa. Là legge non lo prescrive, ma il Dap quella mattina si era alzato per primo. Intanto negli ultimi 10 anni nelle carceri italiane sono morte 1.560 persone, di cui 558 suicide. Per la maggior parte si trattava di giovani, spesso con problemi di salute fisica e psichica e di tossicodipendenti. Negli anni 60, come dimostra la ricerca di "Ristretti Orizzonti", i suicidi in carcere erano 3 volte meno frequenti di oggi, i tentativi di suicidio addirittura 15 volte meno frequenti e non certamente perché a quell`epoca i detenuti vivessero meglio. Oggi il 30% dei detenuti è tossicodipendente, il 10% ha una malattia mentale, il 5% è sieropositivo, il 60% una qualche forma di epatite, in carcere ci sono paraplegici e mutilati, a Parma c`è addirittura una seziòne detentiva per "minorati fisici". In uno dei film grotteschi di Alejandro Jodorowsky non si sarebbe potuto vedere di peggio. A tutti costoro "L`Opinione" augura, nonostante tutto, un Buon Natale. E dedica un appello , "resistete, resistete, resistete” di cui forse si è abusato negli scorsi anni, ma che per questi diseredati dei cui problemi lo stato si libera buttandoli in questa immensa discarica sociale, anche essa gestita nelle regole sostanziali dalla malavita organizzata, è purtroppo sempre valido e attuale.
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