
«Dall'inizio della legislatura tra rimborsi elettorali, spese di funzionamento e indennità di carica Giovine ha percepito più di un milione di euro: restituisca i soldi». Non usa giri di parole Mercedes Bresso per commentare la conferma in appello della condanna di Michele Giovine. «Con oggi abbiamo avuto la conferma che la lista "Pensionati per Cota" è farlocca - afferma l'ex presidente della Regione Piemonte - Michele Giovine è diventato consigliere regionale solo grazie ai reati penali accertati dal tribunale penale di Torino e per la sua condotta criminale percepisce ingenti somme di denaro pubblico. A questo punto andrebbe fatta una valutazione sul danno economico causato alla collettività dal suo comportamento andrebbe fatto e mi auguro che la procura della corte dei Conti avvii un procedimento».
Il Pd sottolinea poi la debolezza della giunta. «Cota ne tragga le logiche conseguenze. Sarebbe ragionevole annullare le elezioni consentendo ai cittadini di scegliere senza brogli da chi essere governati», spiegano i vertici regionali del partito, Gianfranco Morgando, Andrea Giorgis, Federico Fornaro e Alessandro Altamura, mentre il capogruppo Pd in Regione Aldo Reschigna punta il dito sulla «caduta di autorevolezza del presidente Cota». Lo esplicITA il consigliere Pd Roberto Placido: «La Corte d'appello conferma la condanna di Giovine, l'opposizione si è rivolta alla Corte dei conti e al ministero ritenendo falso il bilancio appena approvato in una situazione finanziaria della nostra Regione drammatica, il comune di Rivarolo Canavese (guidato da un esponente del Pdl) viene sciolto per mafia. E tutto questo mentre Lega e Pdl incassano risultati elettorali terribili e le divisioni all'interno della maggioranza di centrodestra in consiglio regionale si aggravano giorno dopo giorno. Cosa deve ancora succedere affinché Cota si dimetta?».
Di «maggioranza traballante e incerta» parlano anche Eleonora Artesio e Armando Petrini, della Federazione della Sinistra. A nuove elezioni puntano anche i radicali Giulio Manfredi e Salvatore Grizzanti: «Per il presidente Cota perdere il potere è esiziale per la sua carriera politica. Ma la legalità è un valore che supera le pur legittime ambizioni personali». Chiede le «dimissioni immediate» anche Angelo Bonelli, presidente dei Verdi. «Nei Paesi democratici, in situazioni simili, un governatore si dimette senza indugio», suggerisce Luigi Cursio, segretario regionale dell'Italia dei Valori.
La difesa degli alleati di Giovine punta invece sulla validità del voto: «Se qualcuno ha sbagliato o ha commesso irregolarità è giusto che paghi - spiega Mario Carossa (Lega Nord) - ma non si può in discussione un voto che si è svolto regolarmente, visto che la scritta "Cota presidente" era più che evidente, su di una scheda elettorale regolarmente vidimata da un tribunale». Per il capogruppo del Pdl a Palazzo Lascaris, Luca Pedrale, sulla vicenda non è ancora stata messa la parola "fine": «Prendiamo atto della decisione del giudice - dice - Dal momento che probabilmente l'interessato ricorrerà in Cassazione, ritengo sia bene aspettare la sentenza definitiva». Sempre per il Pdl Agostino Ghiglia attacca: «Ai giustizialisti dell'ultima ora ricordiamo che in Italia esistono tre gradi di giudizio prima dei quali ogni cittadino è considerato innocente».
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