
Due modi di concepire la vita e due modi di votare. Il cittadino e il provinciale non la pensano alla stessa maniera. E alla fine a fare massa, a decidere, è spesso la provincia profonda: un po’ come succede negli Usa. Ad osservare l’esito del voto nelle due regioni più radiografate in questa campagna elettorale non si può non notare il successo delle due candidate della sinistra, Emma Bonino e Mercedes Bresso in città e la loro cocente sconfitta in campagna. La prima a Roma ha portato in fienile il 54,1 per cento dei voti fermando la conta dell’avversaria Renata Polverini dieci punti sotto (45,2 per cento). La Bresso a Torino città ha fatto ancor meglio ottenendo il 55,3 per cento dei voti e gelando il candidato della Lega, Roberto Cota, al 39,5 per cento. Più di 15 punti di distacco, un’enormità. Ma non si creda che il voto di città distinto e distante da quello campagna» sia un fenomeno soltanto di queste due regioni. Il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, che in tutte le province della sua regione fa faville, a Milano città dove pure può contare sull’effetto Cl, il movimento ecclesiale cui appartiene, deve ridimensionarsi parecchio. Stavolta ha fatto con il Pdl ,il 34,3 per cento, mentre Filippo Penati del Pd, si è fermato al 26 per cento. Ma lo stesso Penati alle elezioni provinciali aveva superato a Milano il concorrente di centrodestra Guido Podestà.
E qualcuno adesso dice che forse era meglio tenerlo buono come candidato sindaco il prossimo anno anziché mandarlo a perdere di sicuro contro Formigoni. Comunque, anche Milano non è esente da fenomeno cui alcuni commentatori si sono già dedicati. «Vi spiego perché la lega vince nelle campagne», ci ha provato Carlin Petrini di Slow Food da Bra (nel profondo della provincia di Cuneo, cittadina da cui peraltro proviene anche la Bonino). Ma una conclusione non la si può trarre tanto facilmente. Si può dire che le città italiane sono delle punte avanzate di civiltà e di progresso? Certo che no. Potrebbe essere anche il suo contrario. Di sicuro alle urne si presentano due tipologie differenti di italiani e i commentatori e gli osservatori nazionali, che vivono quasi tutti nelle grandi città, stentano a riconoscerne una che poi si manifesta con (loro) sorpresa.
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