
L'imbarazzo Pd continua, e c'entrano sempre i radicali. Nel giorno in cui, in Veneto, Tinto Brass, candidato nella lista Bonino-Pannella, sfodera un boccaccesco manifesto con culone femminile,
mani a coprire neanche tanto le pudenda e mano (sua) con sigaro tradizionale, a sostegno della candidata Pd Emma arriva Massimo Marino, profeta delle notti romane. Che a Libero conferma
tutto e racconta: «II mio slogan? Sarà "Porcino for Bonino", per provocà un po`...». E sarà una bella provocazione per un partito già travolto da Marrazzo, Brendona e China. Marino non è un candidato come gli altri. E il conduttore «porcino», appellativo-tormentone con cui definisce tutto e tutti nella sua trasmissione cult, Viviroma. E il mito della notte televisiva underground, lo sdoganotore dei «coatti» (Simona Ventura e Gene Gnocchi gli hanno consegnato l'omonimo premio), soprattutto è l'amico delle trans e delle cubiste, dei proprietari dei locali più improbabili, dai club privè alle discoteche «ignobili», per usare un altro mustmariniamo.
Talento popolare, ma anche personaggio della cultura alternativa, e per questo vezzeggiato perfino dagli ambienti "alti", sempre rimasto se stesso, libero e spregiudicato. Si presenta nella lista civica collegata alla Bonino, quella che Riccardo Alagna, del Pd, sta mettendo insieme per dare spazio alla "società civile". Chi non vive a Roma l'avrà visto in quei programmi notturni che a volte indagano sui personaggi più strani del momento. Per i romani, Marino è un mito.
Per quel programma, Viviroma, che da anni conduce su Teleambiente, tv del Lazio, dalle due di
notte in avanti, ma anche per il personaggio che è diventato. Capelli corvini, fisico asciutto, non
altissimo, occhialoni neri. Ha imposto tormentoni come «a frappè» (a fra poco) e «bella fratè» (bella, fratello). Ma non è solo l'uomo della notte. Dopo aver lottato e sconfitto un tumore che lo avevo colpito, si è impegnato nella campagna per la prevenzione. Ma non è nuovo alla politica. Racconta a Libero: «Nel 2005 mi sono candidò con Marrazzo e ho preso 1.500 voti». Non pochi. Del resto bastava assistere alla sua festa di compleanno alcune settimane fa, immortalata da Umberto Pizzi, il fotografo della Dolce Vita. Trans, spogliarelliste, ma anche attori, politici, giornalisti. Come è nata questa candidatura? «L'ho chiesto io. Perché? Perché io la politica la faccio tutto l`anno non solo i giorni prima delle elezioni. Faccio la politica tutte le notti, me batto per i diritti civili, contro tutte le discriminazioni». Tema caldo, dopo la vicenda che ha coinvolto l'ex governatore del Lazio, Piero Marrazzo. In effetti con la presenza di Marino nelle liste del centrosinistra rimette in campo un tema, quello dei diritti e del mondo trans, accuratamente tenuto lontano. Come Marrazzo. Marino lo difende. «Lo tengono ai margini»,
spiega a Libero, «perché l`Italia è bacchettona e clericale. Invece è sbagliato. Siamo tutti essere umani, degni di rispetto. Non è che se uno c'ha un orientamento sessuale diverso non è più degno de esse omo. Bisogna discriminnà i ladri, i papponi della politica, quelli delle bustarelle, non i trans e i gay». Non che il conduttore «porcino» avrebbe ricandidato Marrazzo. Ma non per i suoi gusti sessuali. «Non entro nella sua vita privata che è sacrosanta, anche se ricopriva
un incarico pubblico. Il problema di Marrazzo è che li c'era la cocaina. Se io voto una persona, vorrei che fosse una sana di mente».
Il cultore della trasgressione, comunque, fa sul serio. Del resto non è nuovo all`impegno sociale.
Sessuomane sì, ma ferocemente contro la droga, per esempio. Il programma? Eccolo qui: «I miei impegni saranno difendere i diritti civili di tutti, fare qualcosa per il lavoro giovanile, rianimare la cultura, l'arte, la vita notturna. Sì perché siccome i soldi sono pochi, i primi tagli li fanno sempre lì. Si vive anche per vedere un museo, un film, per divertirsi».
E non è da sottovalutare, il candidato Marino. Perché come ha dimostrato alle ultime Regionali,
lui i voti ce li ha. Tanto è vero che, rivela, lo avevano corteggiato anche dal centrodestra. «Sì, ma ho rifiutato, non mi interessava». Curioso ma vero, gli hanno chiuso la porta in facciaanche i Radicali. «Non c'avevano posto in lista, devono mettere quelli storici del partito». E allora ha bussato al Pd, che non aveva problemi simili.
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