
02/11/09
Corriere della Sera
Sabato pomeriggio le sono arrivate in cella le carte della Cassazione, la conferma dell`ergastolo per l`omicidio di Marco Biagi: poche ore dopo, la brigatista Diana Blefari Melazzi si è impiccata. Dicono che, sola, passasse ore al buio, rifiutandosi di parlare con le altre detenute,,di mangiare, di prendere medicine, di incontrare i legali, a volte anche i parenti. Ce l`aveva con l`amministrazione carceraria - qualche mese fa aggredì una guardia e spesso ripeteva una frase: «C`è un complotto, siete tutti d`accordo con D`Alema che mi vuole uccidere». Nelle Nuove Br era la «compagna Maria»: fu arrestata il 22 dicembre 2003 e condannata in via definitiva pochi giorni fa, il 27 ottobre 2009, quando la prima sezione della Cassazione ha confermato la sentenza della Corte d`appello di Bologna. Secondo la pentita Cinzia Banelli, era la «staffetta»: fu lei il 19 marzo 2002 a seguire in bicicletta il giuslavorista Marco Biagi dall`università a casa, fin dove lo attendevano gli assassini. Sempre lei era l`intestataria del covo Br di via Montecuccoli, in cui venne rinvenuto il documento di rivendicazione dell`omicidio Biagi. Romana, fino ai 36 anni incensurata, edicolante, apparteneva a una famiglia nobile dell`alto Ionio Cosentino. Dopo l`arresto, nel dicembre 2003, si dichiarò «militante rivoluzionaria del partito comunista combattente». Sabato sera, a quarant`anni, ladine. Subito dopo, le polemiche. Perché da anni la sua famiglia e i suoi legali si battevano perché fosse riconosciuta «la sua malattia, la sua incapacità processuale. Questo è un suicidio annunciato». Patrizio Gonnella, presidente dell`associazione Antigone, ricorda che «tra quelle di parte e le altre, su quella donna sono state eseguite trenta perizie».1 legali smentiscono il numero, «furono cinque, una era attesa a giorni», ma non la sostanza del discorso: poche o tante che furono, «quelle perizie sono state contraddette dai fatti, purtroppo». A metà giornata il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, annuncia di aver «già avviato una puntuale e attenta inchiesta amministrativa che affiancherà quella giudiziaria» così da «fare immediatamente luce sull`accaduto». Ma da subito Alfano assicura che, «dalle prime informazione assunte, la neobrigatista era in regime di detenzione comune e in una situazione carceraria compatibile con le sue condizioni psicofisiche così come stabilito dall`Autorità giudiziaria». Precisazioni che non fermano le polemiche. Per Marco Pannella «questo suicidio è il risultato di un sistema di giustizia e carcerario che induce gesti estremi». Giulio Petrilli del Pd: evidente «la gravità del suo stato di salute». Per Paolo Cento (Sinistra e libertà), questa è «una pagina vergognosa». Duro il commento del garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni: «Il sistema carcerario ha dato dimostrazione di inumanità e inefficienza, non riuscendo a cogliere i segnali di allarme». Per l`ex sottosegretario alla Giustizia, Luigi Manconi, «le perizie sono lì a testimoniare una condizione che avrebbe dovuto imporre il suo ricovero in una struttura psichiatrica protetta». Anche i sindacati protestano. Per l`Osapp, il Dipartimento è «colpevole per la carenza di organico», la Uil parla dell`<inoperosità di Alfano». Di certo, da un anno, Diana Blefari non era più inserita nel regime del 41 bis. Il capo del Dap, Franco lonta, dopo una visita a Rebibbia: «Ho constatato che la sistemazione era corretta, gli psichiatri parlavano di relativa tranquillità». Per controllarla, la sua cella rimaneva sempre aperta. Invece Franco Gabrielli, ora prefetto all`Aquila ma da capo Digos artefice del ritrovamento del covo, prova «compassione e rammarico. Era problematica ma non si poteva prevedere questo epilogo» Due giorni fa era stata visitata da uno psichiatra: stato emotivo «fortemente provato». Dice l`assessore del Lazio Luigi Nieri: «Il medico aveva definito la situazione della detenuta ad alto rischio. Com`è possibile che una detenuta in simili condizioni si sia potuta suicidare in carcere?». Il garante dei detenuti Marroni dice di aver denunciato la situazione: «Anche sua mamma era schizofrenica, anche lei morì suicida. Tutto, insomma, doveva far scattare l`allarme. Io l`ho denunciato». Nel novembre 2007, due anni fa.
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