
22/03/11
L'Unità
Che sulla Libia le cose non andassero affatto bene lo si è capito quando ieri mattina Umberto Bossi si è allontanato dal Consiglio dei ministri per rimanere quasi tutto il tempo fuori a fumare il suo toscano, mentre gli altri ministri del Carroccio protestavano duramente contro la missione militare, seguiti da un pezzo da novanta del Pdl come Renato Brunetta. E dire che poco prima Berlusconi aveva incontrato di persona Bossi con lo scopo, si era detto, di riportarlo a più miti consigli. Alla fine è accaduto il contrario: sono stati i leghisti a condizionare la linea di Palazzo Chigi. Ed ecco, qualche ora dopo, l'ultimatum di Frattini sull'uso delle basi italiane.
La Lega ha fatto sentire il suo peso anche nella conferenza stampa che si è tenuta subito dopo la riunione del governo: Maroni ha presentato l'azione dell'esecutivo come tutta concentrata sui timori di grandi flussi migratori, altro che guerra d'Africa! Tanto che Ignazio La Russa, che pure era presente in sala stampa, ha dovuto attendere il pomeriggio per poter annunciare il rinforzo della pattuglia aerea tricolore impegnata nei raid.
Tra le condizioni dettate dai Lumbard per firmare la risoluzione di maggioranza a sostegno alla missione c'è, come primo punto, ha spiegato il capogruppo Reguzzoni, «il rispetto del trattato di amicizia tra Italia e Libia, che ci tutela dal punto di vista energetico», (ma che impegnerebbe il nostro Paese a non dare le basi militari, proprio come ha minacciato Frattini). L'opposizione ne chiede l'abolizione con ben tre mozioni (Terzo Polo, Radicali-Pd e Idv) tutte da tempo all'ordine del giorno a Montecitorio. La Camera avrebbe dovuto votarle la settimana scorsa, ma la Farnesina ha chiesto e ottenuto un rinvio. Comunque domani si dovrebbe votare, a meno che la conferenza dei capigruppo non decida un ulteriore slittamento. Che, però, susciterebbe discussioni e sospetti imbarazzanti a livello internazionale.
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