
Le minacce anonime al procuratore aggiunto Ingroia non possono che ottenere in risposta il disprezzo per chi le ha profferite, la speranza che venga assicurato alla giustizia e la solidarietà al magistrato. Non possono però impedire che delle sue inchieste si possa scrivere anche criticamente. Del resto lo ha appena fatto la Cassazione accogliendo il ricorso dei difensori di Dell'Utri e spostando a Milano l'istruttoria per estorsione avviata a Palermo che non aveva competenza territoriale. Anche la Consulta, che dovrà decidere sul conflitto di attribuzione sollevato dal Quirinale ha scritto alla procura palermitana per richiedere alcuni atti. La parola chiave è in questo caso "brogliaccio". Si tratta di un pezzo di carta dove l'operatore addetto annota il tema di una intercettazione e ovviamente la data e l'ora. Su questa base il pm decide di far trascrivere la telefonata o meno. Dunque le parole pronunciate da Napolitano non arriveranno sul tavolo della Corte costituzionale, che sembra interessata invece alla date, visto che chiede anche copia delle autorizzazioni a intercettare l'allora testimone Mancino. Una verifica nella procedura, un "controllo di legalità", potrebbe dire Paolo Flores. Preliminare al merito del conflitto. Non si capisce dunque il nervosismo, esplicitato ieri in tre lanci Ansa, da ambienti della procura e personalmente dal dottore Ingroia.
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