
In sede di commento della sentenza sui fatti della Diaz, ieri sul manifesto Alessandro Mantovani, in un articolo peraltro non banale, proponeva di "riavvolgere il film e riguardarlo dall'inizio, almeno dal gennaio 2001, quando un governo di centrosinistra decise che a Genova non si poteva manifestare". Bene. A costo di passare per reazionario, a me pare che azionare il tasto "rewind" sia per il manifesto un'operazione temeraria. Intanto perché se fosse passata la linea del governo Amato con ogni probabilità il giovane Giuliani sarebbe ancora vivo, il che non è poco anzi è moltissimo. Per di più lo stolto e violento gioco a "rubabandiera" a cavallo della linea rossa non procurò alcuna crescita politica al movimento no global che due mesi dopo era ridotto in pezzi. C'era poi un aspetto, in qualche modo ancora attuale, relativo all'antagonismo personalizzato verso De Gennaro, visto come l'amerikano accentratore del comparto sicurezza. Invece l'accentramento del comando, come si vide proprio dalla barbarie della notte della Diaz, era purtroppo ancora da compiersi. Nel frattempo il generale Pollari, allora capo del Sismi e rivale del capo della polizia, poteva contare non solo su improbabili agenti Betulla futuri deputati Pdl ma anche sul sostegno di più discreti parlamentari in carica di Rifondazione comunista, oltre ad alcuni giornalisti molto di sinistra. Presunto machiavellismo leninista rivelatosi, a dir poco, colossale ingenuità. Più che riavvolgere la pellicola sarebbe meglio cambiare film.
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