
Non c'è bisogno di condannarlo due volte per la stessa cosa. Questa, in parole povere, la risposta della Corte d'appello ai pubblici ministeri di Palermo a proposito dell'ex governatore Cuffaro imputato di concorso esterno. La stessa cosa gli avevano detto i giudici di primo grado. Resta da vedere se cocciutamente ricorreranno in Cassazione. Oppure se sosterranno che l'iniziativa dell'allora procuratore Grasso di ottenere la condanna di Cuffaro per favoreggiamento della mafia abbia impedito la sua condanna per concorso esterno. Ne sono capaci. Il paradosso è che Grasso ha ottenuto nei fatti quello che Ingroia e i suoi amici gli rimproveravano di voler evitare: Cuffaro è stato condannato, si è dovuto dimettere, e ora sconta la pena in carcere. È tutto da discutere se con quell'altra imputazione sarebbe andata allo stesso modo. Ma certa "antimafia" è fatta così. Parolaia, diffidente verso tutti. E soprattutto inconcludente.
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