
"Compagni, mi correggo. Il pazzo c'è". Armando Cossutta pronunciò una battuta degna dell'humour che nel Komintern poteva permettersi a bassa voce solo Togliatti. La sede però era più confortevole, una direzione precongressuale, nel periodo di accanimento terapeutico dopo Berlinguer e prima della Bolognina.
Cossutta aveva appena finito di rassicurare i filosovietici che, in ogni caso, solo un pazzo poteva chiedere che il partito aderisse all'Internazionale socialista quando venne data lettura di un emendamento del compagno Enrico Morando che appunto quell'adesione chiedeva.
Poco tempo dopo il pazzo ebbe apparentemente ragione, eppure quell'adesione fu un tassello che servì a distruggere i socialisti italiani. Era l'ultima cosa che Morando voleva. Ci ho ripensato ieri leggendo una sua intervista alla Stampa più che ragionevole nelle sue impietose critiche a Bersani.
Non basterà a salvare il suo partito, ma qui il discorso si farebbe lungo. Solo, se posso permettermi, un consiglio. "Prima di affidarci al presidente e alla sua straordinaria saggezza" è una frase che i dirigenti del Partito comunista cinese non pronunciano più da tempo. Proprio se si assume il punto di vista di Morando è meglio lasciare lavorare il presidente senza troppa enfasi.
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