
Quando uno comincia a parlare di sé in terza persona, di solito, è un bruttissimo segno "Evidentemente Bersani ha paura di Ingroia e quindi con Ingroia né ci parla né si confronta". A esprimersi così è l'ex pubblico ministero, e qui sta appunto il primo problema. Il nervosismo che traspare è dovuto all'incertezza sul risultato elettorale di una candidatura che questa rubrica vi aveva anticipato ad agosto dell'anno scorso, quando il nostro riteneva uno sfregio losco e inammissibile la sola ipotesi di un suo uso politico della famosa indagine. Oggi, dopo la parentesi guatemalteca, siamo al redde rationem. La famosa inchiesta è da- vanti al gup, che dovrà decidere se farne un vero processo, e non è detto. La lista Ingroia è davanti agli elettori, che dovranno decidere se mandarla in Parlamento, e non è detto. L'idea che non si tratti di un circuito virtuoso probabilmente non sfiora nemmeno l'ex pm dei due mondi. Eppure, chi leverà dalla testa del giovane cultore di Travaglio & Santoro che lo scarso risultato di Rivoluzione civile abbia potuto causare il parere negativo del gup? Oppure, chi ci salverà da Mancino che addebiterà il suo rinvio a giudizio al molto eventuale trionfo della stessa lista? Il processo penale rimesso al popolo è un rischio esiziale, e non una conquista, da almeno 2013 anni. Non aver tenuto conto di questo è il limite più significativo del candidato Ingroia.
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