
"Oggi l'immagine della magistratura presso il grande pubblico rischia di identificarsi con quella di tre pubblici ministeri divenuti noti per le loro inchieste, i quali ~lato vita a una lista elettorale capeggiata da uno di loro e promossa da un altro con il contributo del partito personale del terzo. Una immagine deleteria". Così, e meglio non si potrebbe dire, Luigi Ferrajoli al congresso di Magistratura democratica. Il congresso si è riconosciuto nelle sue parole, sferzanti anche sul fondamento giuridico della inchiesta di Ingroia. Ferrajoli però è un giurista che ha da sempre sostenuto tesi critiche sull'operato di certi pm. Più che un comunista può essere definito all'americana un "liberai" con tendenze "radical". La novità vera nel congresso sta, come ha notato Bianconi sul Corriere, nelle parole di personalità come il procuratore milanese Bruti Liberati, anch'egli critico con Ingroia con parole implicitamente aut critiche. Il procuratore è sicuramente persona-perbene e ben venga l'autocritica implicita. Ma si può osservare che essa, vista la situazione elettorale, in particolare lombarda, non rischia certo di essere sgradita al Pd? E, più in generale, si può notare che Magistratura democratica ha cominciato a criticare il "metodo Ingroia" solo quando l'avventuroso pm ha coinvolto il presidente della Repubblica in carica? A ben vedere il "metodo Ingroia" risaltava anche prima.
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