
In questa campagna elettorale l'ex procuratore aggiunto Ingroia rischia molto. È alla testa di una lista-coalizione di partiti che nella scorsa tornata elettorale sono finiti fuori dal parlamento, dove erano sempre stati presenti, e che ora usano il pm dei due mondi per ritornarci. I sondaggi sono incoraggianti ma se il frontman di Rivoluzione civile continua a impelagarsi in beghe con suoi ex colleghi, come è successo con Ilda Boccassini, il margine di sicurezza rischia di erodersi rapidamente. E non promette nulla di buono il fatto che a consigliarlo e a vigilarne l'esordio politico sia Leoluca Orlando, auto-investitosi del ruolo di deus ex machina della nuova forza politica. Orlando è un fenomeno nella creazione del consenso sull'asse Palermo-Castellammare del Golfo. Ma già a Catania può molto poco, figurarsi a Varese. Piuttosto, un aiuto insperato a Ingroia è arrivato da Crozza. La sua imitazione ne mette in risalto più che i tratti da inquisitore ideologizzato quelli di personaggio maldestro, che pure innegabilmente ha, rendendolo adeguato a un film di Ficarra & Picone. E dunque più simpatico. Difficile però che gli porti voti.
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