
"La loro morale e la nostra" è uno degli ultimi libri di Trotzky, quando già era in Messico. Il libro provocò, a causa di una introduzione non firmata alla sua edizione in francese, una penosa polemica, forse basata su un equivoco, fra l'ex capo dell'Armata rossa e un altro esule anti stalinista, Victor Serge. Già da allora, e sicuramente anche da prima, il criterio di moralità delle scelte era oggetto di dibattito a sinistra. Dal tema si può cavare molto se si vuole approfondire l'attuale polemica sulla moralità della candidatura di Monti. Ma forse non si arriverebbe al punto centrale della questione, che a me sembra un altro. È dal 1994 che la sinistra lamenta in ogni sede possibile, dal Partito socialista europeo a "Ballarò", che "purtroppo abbiamo in Italia una destra anomala". Finalmente il professore bocconiano sta cercando di costruirne una del tipo di quelle "europee" tanto lodate in questi anni dai detrattori del Cavaliere. Ammesso che il modo in cui Monti ci prova lo porti a disattendere un impegno, non bisogna essere Machiavelli per apprezzarlo nel caso riesca. A meno che quei discorsi sulla anomalia della destra italiana fossero da "moralisti e sicofanti", come Trotzky rimproverò, forse a torto, a Victor Serge.
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