
Quando Mussolini si scelse una legge elettorale per instaurare di fatto il regime fascista, la soglia minima che dava diritto al premio di maggioranza fu fissata al 25 per cento. Così almeno mi assicura il senatore Ceccanti che queste cose insegna all'università. Se si votasse oggi il porcellum, a dar retta ai sondaggi, funzionerebbe - probabilmente per il Pd, ma, se continuano così, forse per Grillo - come la legge Acerbo. Già il paragone non è lusinghiero ma in realtà sarebbe un passo avanti. I fascisti ebbero almeno la buona creanza di stabilire un tetto minimo per avere il premio di maggioranza. Calderoli se ne è dimenticato. Se la prima coalizione prendesse anche meno del 25 per cento otterrebbe il 55 per cento dei seggi. Praticamente il Superenalotto. Occorre cambiare legge non c'è dubbio. Però una soglia al 42 per cento è ritenuta troppo alta, in un paese dove una legge che voleva dare un premio (un po' generoso, questo sì) a chi arrivava al 51 per cento venne respinta e chiamata legge truffa. Non se ne esce, anche se il senatore Ceccanti avrebbe una sua soluzione: la disproporzionalità del 10 per cento. Non ho avuto il coraggio di chiedergli di cosa si tratti. Sospetto comunque che non mi farebbe fare le sei del mattino davanti alla tv per vedere come va a finire.
© 2012 Il Foglio. Tutti i diritti riservati