
Massimo Bordin, direttore di Radio Radicale, nella consueta rassegna stampa mattutina, ha preso spunto da un articolo del Clandestino a firma di Elena Capra per contestare i dati delle intenzioni di voto dell`ultimo mese di istituti come Ipsos (che dà i radicali allo 0,25%), Euromedia (2,0%) e Ispo (1,0%). L`articolo, in cui si chiedeva a Nicola Piepoli dell`omonimo istituto e Renato Mannheimer di Ispo di spiegare un di mille intervistati dava risultati che andavano ben oltre la normale forbice del 2-3, ha fornito l`occasione a Bordin per aprire una polemica e fare delle puntualizzazioni: "Queste rilevazioni non risolvono due problemini chiari anche a chi non si occupa di demoscopia: perché prima di tutto il Partito Radicale non si presenta alle elezioni con il proprio simbolo da decenni. Quindi non ha senso mettere la dicitura "Radicali". Si presenta e sì è presentato recentemente non all`interno del Pd ma con la sua sigla: quella della lista Bonino-Pannella che ha partecipato alle ultime europee. Quindi sarebbe bene che ci fosse questa e non i "Radicali". La seconda cosa che qualcuno ci deve spiegare è questa: un partito che è testato dall`elettorato pochi mesi fa con il 2,6% per precipitare allo 0,3 deve aver subito un tracollo. Potrà perdere punti, anche per il range del 2-3%, però non può passare dal 2,6 allo 0,2. Un risultato del genere può riguardare partiti che si trovano di fronte lo spettro dello scioglimento come Sinistra e Libertà. A meno che non fosse successo quello che accade ad alcuni dati di ascolto per cui quello che si deve inserire come decimale da qualche parte per far quadrare un po` i conti si leva da qualche altra".
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