
Tagliare 20 miliardi su 164,6 di agevolazioni non è uno scherzo. Soprattutto, non è un'operazione che si possa fare senza un confronto pubblico. Aperto e trasparente. Nella lista delle 483 tax expenditures ci sono i bonus sulle spese sanitarie, sul lavoro, la famiglia, la casa. Ma anche le agevolazioni per le imprese. Tutte cose difficili da limare in tempi di crisi. Il tavolo tecnico sta facendo un lavoro utilissimo di catalogazione dei bonus, individuando per ognuno il costo, la ratio e il numero dei beneficiari. Le conclusioni degli esperti, però, non potranno bastare. Servirà una valutazione politica, nel senso più alto del termine. In gioco ci sono scelte di politica economica e fiscale, destinate a incidere anche sulle future generazioni. Ecco perché il riordino o il taglio delle agevolazioni richiede necessariamente una "fase 2" nel segno della trasparenza. L'unica garanzia che questo avvenga - piaccia o non piaccia - è spostare il luogo e l'asse del dibattito dalle stanze di via XX Settembre e Palazzo Chigi alle aule del Parlamento. Certo, si dirà, non c'è tempo da perdere in inutili discussioni e non si può far partire l'assalto alla diligenza. A maggior ragione se c'è in ballo la stabilità finanziaria del Paese. Tutto vero, ma i sacrifici possono passare solo attraverso un confronto aperto e una pubblica assunzione di responsabilità.
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