
Dopo una giornata di polemiche tutte italiane, il pressing della Farnesina sull’Onu per il caso dei 2 marò ha iniziato a dare qualche risultato. Mentre il Parlamento di Roma è sembrato partire all’attacco di Ban Ki-moon e quasi di tutta l’Onu, il segretario generale prima ha ricevuto l’ambasciatore d’Italia Sebastiano Cardi e poi ha avuto una telefonata col ministro degli Esteri Emma Bonino. Cardi e poi la Bonino gli hanno spiegato qualcosa di cui Ban ancora non era stato informato, ovvero che nella contesa per i due sottufficiali accusati di omicidio l’India pensa di ricorrere a una legge anti-terrorismo. La Bonino ha chiesto che le Nazioni Unite valutino la possibilità di un arbitrato fra i due paesi per risolvere la questione. Il segretario ha detto di essere «sorpreso» dalla scelta indiana sulla legge and terrorismo e si è riservato di chiedere maggiori informazioni ai suoi uffici.
Il caso-Ban Ki-moon era nato martedì sera, quando rispondendo alla domanda di una giornalista a un ricevimento, il segretario Onu aveva detto che per i due marò «è meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite». Una posizione perfettamente in linea con la terzietà del segretario generale rispetto alle contese fra Stati. Quelle poche parole sono però bastate a scatenare nel Parlamento italiano una gazzarra pericolosa innanzitutto peri due fucilieri di Marina, che rischieranno di vedere il loro caso prolungarsi per anni se l’India reagirà con la stessa ondata di nazionalismo emotivo. Ha iniziato Maurizio Gasparri di Forza Italia dicendo che «l’Onu conferma una volta di più la sua costosissima inutilità» con il Segretario generale, una figura marginale e irrilevante nel contesto mondiale, che nega l’internazionalizzazione della vicenda dei nostri marò». Perfino il presidente della Commissione esteri del Senato Pierferdinando Casini è arrivato a chiedere di «sospendere l’esame del decreto sul finanziamento delle missioni finché il ministro degli Esteri Bonino non verrà in aula a dire quali iniziative intenda assumere per contrastare le inaccettabili dichiarazioni del segretario dell’Onu». E la richiesta è stata accolta dal Senato.
Il problema è che anche il ministro della Difesa Mario Mauro evoca la sospensione delle missioni, anche se sa perfettamente che non servirà a spostare l’India di un millimetro. In verità il consenso sulla posizione dell’Italia a livello internazionale sta aumentando: ieri sera a New York dopo un colloquio con il ministro degli Esteri greco Eleftherios Venizelos, presidente di turno dell’Ue, la Bonino è riuscita a far convocare una riunione di coordinamento dei 28 paesi. Poche ore prima invece a Bruxelles il segretario generale della Nato Rasmussen aveva ripetuto apertamente di essere «molto preoccupato sul piano personale per la situazione in cui si trovano i due marò e anche per l’ipotesi che possano essere processati per reati di terrorismo». Oggi la Bonino torna al Senato a rispondere alle Commissioni, in attesa della nuova seduta della Corte suprema indiana del 18 febbraio.
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