
Arriva con passo imperioso, si accomoda nella spartana sede milanese dei Radicali e davanti ai manifesti storici delle mille campagne sostenute parte come un razzo: «Ho fatto le analisi del sangue stamattina e sono pronta a uno sciopero della fame e della sete contro la strage
di legalità che ci discrimina nelle presenze in Rai e nella raccolta delle firme per le liste regionali.
Perciò fatemi la grazia, per il rispetto che penso di meritare, e parlate di questa mia costosissima
iniziativa non violenta di speranza e di lotta». Tutto d`un fiato, come d`abitudine.
Emma Bonino dimentica per una giornata intera il suo ruolo di candidata del centrosinistra alla
Regione Lazio e s`impegna nella difesa di ciò che le è più caro - il partito radicale e la denuncia
delle regole violate - disertando il coordinamento romano del Pd allargato agli aspiranti governatori. «Un`assenza giustificata», spiegherà Pier Luigi Bersani garantendo che «la sua corsa
non è a rischio»: «Emma è impegnata in una battaglia a cui bisogna dare ascolto». Nello specifico, quella di Emma è «una chiamata alla democrazia» affinché il governo intervenga «contro la strage di legalità perpetrata negli ultimi 8 mesi: «Una discriminazione continua dei Radicali, tagliati sistematicamente fuori dalle trasmissioni e dai tg Rai, uno stravolgimento delle leggi elettorali regionali a campagna in corso e soprattutto un vero e proprio sabotaggio della raccolta di firme per la presentazione delle liste». Numeri alla mano, si scaglia quindi contro gli 8 mila Comuni e i 30o mila autenticatori (sindaci, assessori, consiglieri comunali, notai e via imprecando) che «non hanno trovato il tempo di adempiere all`autenticazione delle firme e dei moduli di raccolta mandati ovunque a nostre spese, violando così l`articolo 4 della legge 43`del 1995 e impedendoci di comparire sulle schede elettorali».
Ecco così motivata - «nonostante l`assurdità di dover ancora provare la nostra esistenza: noi! Che siamo il più antico partito italiano e di firme ne abbiamo raccolte a milioni!» - la decisione
di non mangiare e di non bere finché il governo «non interverrà con un decreto che abolisca
la raccolta firme, la dimezzi, la procrastini... Insomma, facciano quel che credano - tanto di
decreti last minute ne abbiamo contati a iosa negli ultimi anni - purché facciano». E se lo sciopero la indebolirà, santa pazienza: «Uffa, nel limite delle mie possibilità fisiche continuerò la campagna elettorale. Un mio ritiro non è in discussione, io non alzo affatto bandiera bianca. Intanto
lotto per cambiare le cose, poi vedrò».
«Totale solidarietà» arriva dal presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti (Pd) e dal
segretario dell`Idv del Lazio Stefano Pedica che annuncia un suo sciopero della fame «a sostegno
di questa iniziativa per la legalità». Non si stupisce la rivale Renata Polverini, in corsa per il centrodestra: «La storia si ripete, è una forma di protesta usuale per i Radicali. Io non ho tempo per scioperare». Preoccupatissimi, invece, i sostenitori su Facebook: «Emma mangia e bevi, ci
servi in forze. Devi vincere».
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