
Emma Bonino aspetta di leggere le motivazioni della decisione del Tar del Lazio che ha bocciato la richiesta di sospendere la bocciatura della lista provinciale del Pdl. E chiede che i giudici vadano avanti. Una vicenda, quella delle liste per le elezioni regionali, nella quale la leader radicale difende il Presidente della Repubblica. «Giorgio Napolitano avrebbe dovuto ascoltare la nostra proposta e azzerare tutto, ma date le circostanze non aveva alternative alla firma sul decreto», osserva la vicepresidente del Senato alla vigilia dell'assemblea dei Radicali, chiamati a decidere la forma più adatta di lotta contro quella che definiscono «una partita di bari del regime antidemocratico». Il partito non esclude alcuna ipotesi, anche quella, rilanciata da Marco Pannella, di coinvolgere la giustizia internazionale sull'intera questione. La candidata alla presidenza del Lazio mette in risalto la differenza di vedute rispetto ad Antonio Di Pietro sulle responsabilità della più alta carica dello Stato, e ne evidenzia la totale estraneità politica nell'approvazione del discusso provvedimento, un «atto di arroganza compiuto dall'esecutivo». La senatrice sottolinea come «il Presidente della Repubblica non entri nel merito politico, ma solo in quello istituzionale»; si dice sicura che «abbia tentato di correggere precedenti proposte e che la questione sia stata piuttosto tesa, ma davvero non si può tirare in ballo Napolitano», dal quale, ribadisce, «forse mi sarei aspettata una parola nelle settimane precedenti, quando noi abbiamo denunciato ripetute irregolarità e avevamo suggerito di sanare tutte le situazioni, tenendo conto dei diritti di ogni elettore, e non solo di quelli del Pdl di Lombardia e Lazio». Poi, chiedendosi «cosa succederà se il governo e la maggioranza dovessero decidere di non convertire questo decreto», afferma di «non volere nessun "Aventino" né di voler gettare la spugna», ma ribadisce che «non si può andare avanti come se niente fosse successo, in una condizione di assoluta
incertezza sul processo elettorale».
Un tema che, secondo l'ex commissaria europea, impone la necessità che «le forze politiche si interroghino e trovino il mezzo più efficace per risvegliare un paese il quale sembra non voler reagire». Bonino si dice però convinta che «la gente si senta abbastanza sconcertata», e rende pubblica una rilevazione che attesterebbe un suo vantaggio dello 0,6 per cento rispetto alla «corazzata Potemkin dell'altra parte». Quanto alla partecipazione dei Radicali alla manifestazione di sabato, la parlamentare si limita a dire che «è in corso una valutazione».
Nel frattempo, la campagna per la presidenza del Lazio sembra aver perduto del tutto il fair play iniziale. L'assenza della Polverini alla tribuna elettorale sulla Rai dove era previsto il primo faccia a faccia viene considerato da Bonino «un segno di mancanza di rispetto e una scorrettezza». La leader radicale, ironizzando sul fatto che i propri avversari «non abbiano bisogno delle tribune poiché l'occupazione totale della Rai è già avvenuta», evidenzia come «la Polverini avesse lasciato come indirizzo di casa Ballarò», di cui il segretario dell'Ugl è stato ospite assiduo negli ultimi anni.
Rispondendo infine alla figlia di Bruno Zevi, lo storico dell'architettura esponente del Partito d'Azione e dello stesso Partito radicale, che sognava Emma Bonino al Quirinale, la candidata alla guida del Lazio risponde che «per diventare presidente in Italia è necessario avere almeno 80 anni, e io ne compio 62 proprio oggi, ma potrei chiedere un decreto interpretativo per diventarlo prima: tanto si tratterebbe solo di un cavillo». E allo stesso modo ironizza sul suo compleanno: «Ho 62 anni, ma con un provvedimento ad hoc si potrebbe fare in modo che ne abbia 26».
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