
“Quirinale 2013? Bella campagna. Quasi quasi la faccio: ho ripreso casa a Roma”. Giovanni Negri sta in punta alla collina. Sotto borbottano i trattori, filano via furgoni targati nutella Ferrero, il castello di Barolo galleggia sulle vigne. Lusinghe da femmina: lei fu il Casaleggio di Emma for President, ora Bonino si ricandida. "Macché Casaleggio, feci il telefonista. 700 mila lire di bolletta mai pagata". Dettagli, se poi arrivate al Colle. "Emma for President la prima volta è commedia. La seconda è farsa. La candidata non è Bonino". Deluso dalla compagna Emma? "Pazienza. Volevo dimostrare che potevamo avere i voti di un Bossi ieri o un Grillo oggi. Altro che regime, bavaglio, palle varie. Peccato. In dieci anni però è cambiato tutto: Europa, Italia, Bonino. Metà Littizzetto metà Fornero, Emma è meno vispateresa di Luciana senza essere professoressa come Elsa. In più le fanno fare la madonna pellegrina di Ventotene, quella di Stati Uniti d'Europa alzati e cammina. La martire che soffre e s'offre per le regionali del Lazio, per la poltrona al Senato, per l'Esperanto a scuola, per dare il bacio a Mario Monti e fare alle cerimonie ufficiali la Napolitana di complemento. Una noia mortale".
Ora Negri divaga, fa il gigione, sfotte i professionisti dell'anticasta che tengono famiglia. Finge di parlare di sé. "Guardi che bella Giulia. Le do uno scoop: il Barolo Giulia Negri ha preso 93 punti da Wine Enthusiast, è nella lista dei primi cento vini del mondo, spopola a Hong Kong. Però mia figlia deve finire la Bocconi. Lancio da qui un appello alla nazione: ridate a Giulia il suo preside, restituite il professor Monti all'amato ateneo". Ok, torniamo a Quirinale 2013. Faccia il nome di almeno un candidato migliore di Bonino. "Scusi: Bonino in politica ha sempre e solo fatto ciò che vuole Pannella. Allora meglio il vino Doc dello sciroppo. Meglio il Grande Vecchio che la piccola anziana".
Qui Negri parte con una strana filippica sui pennivendoli, i poveri partiti che in realtà non esistono più, i giornali che sono gli unici poteri in campo e "il Corriere della Merkel pardon della Sera". Ci riproviamo a freddo: dopo Emma for President dica per chi lavora. "Taci, il nemico ti ascolta". Provoco: l'hanno ingaggiata per un seggio. "Dimezzerei il mio mensile e passerei il tempo all'ospizio di Montecitorio. Roba da Santanchè". Via, un po' di nostalgia della politica ce l'ha. "Guardi che copertina: il romanzo per Einaudi tradotto in spagnolo, il prossimo esce a settembre anche in tedesco. Con il business del vino giro Asia e America. Si arruoli lei nel lebbrosario che i pennivendoli chiamano la Casta". Però torna a Roma, a fare Quirinale 2013. Silenzio. "La verità è che ho paura". Fingo di credergli con occhio languido. Di chi, di che, di cosa? "La mia generazione sta per assistere a qualcosa che non ha mai visto. Con buona pace dell'europeismo un tanto al chilo, quando la gente capirà cosa è davvero il Fiscal compact chi l'avrà votato farà fatica a camminare per strada. Il loro euro oggi è un colosso di Rodi, domani sarà il cappio al collo di una tragedia sociale. Altro che Ventotene e Spinelli, il manifesto è quello di Krugman".
Capito: per Quirinale 2013 candida Krugman. "Credo sia molto urgente che a sinistra qualcuno annunci il suo No al Fiscal compact. Qualcuno faccia nomi e cognomi dei parlamentari che vogliono vincolare due generazioni di italiani a sputare sangue senza costrutto. Qualcuno gridi che vogliamo Roosevelt e non Merkel. Qualcuno urli che siamo stufi di fare i cinesi, con una vita al 70 per cento decisa da tecnocrati non votati a Bruxelles e al 30 per cento da tecnocrati imposti a Roma con lo stesso sistema. E qualcuno ci metta la faccia e il cuore candidandosi a Quirinale 2013. C'è anche una email: quirinale2013@libero.it".
Auguri. Quando va in onda il film? "Un paio di settimane. Prima no, perché a 55 anni mi arriva un altro bimbo. Si chiamerà Jan, sa mia moglie per metà è di Praga. Jan come Palach, Jan come Hus e come Fleming. Faccio Quirinale 2013 anche per lui. Si è fatta stretta, cattiva l'Europa fra Berlino e Parigi. Serve il vento di Praga, serve l'aria di Londra. Servono i partigiani. Servono gli alleati".
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