
Le dichiarazioni del cardinal Bagnasco raggiungono Emma Bonino al Caffè Letterario, dove
la candidata del centrosinistra sta incontrando una piccola folla di ragazzi, almeno duecento, per
parlare di loro: cioè di futuro. Il telefonino le segnala l`arrivo di una mail spedita da Sabrina Gasperini, la donna-ombra che vigila sul suo Comitato elettorale: "Tema aborto non può influenzare voto", titola il primo lancio d`agenzia; "Politici ricordino che rubare è sempre male",
recita il secondo. È il succo del discorso pronunciato da presidente della Cei: la leader radicale
scorre velocemente il testo, nessuna smorfia a tradire disappunto, come se un po` se lo aspettasse. «E un evergreen. Non mi sembra ci sia nessuna novità, sono le solite cose», dirà più tardi correndo al teatro Palladium per un confronto con il mondo della cultura, il cinema, lo spettacolo. Giusto qualche telefonata, prima, per concordare la linea con i collaboratori: tutti zitti, nessuna reazione, la consegna del silenzio deve essere ferrea. «Qualsiasi cosa dica rischierei
il massacro», ragionerà con i più fidati, «siamo alla stretta finale, un errore adesso e ci giochiamo l`intera campagna elettorale». Conosce ì suoi polli, la vicepresidente del Senato. E bastata una sola parola, «evergreen», perché il pidiellino Maurizio Lupi la tacciasse di essere «sprezzante». Un`analisi condivisa anche con lo storico portavoce: «Emma, questa è una trappola, una chiamata alle armi di un centrodestra in difficoltà», le suggerisce Filippo di Robilant. «Non devi dire niente perché è esattamente quello che vogliono e che aspettano per farti a pezzi». La trincea da difendere, per Bonino, è chiara. Lo ha ripetuto più e
più volte in queste ultime settimane: «Spetta allo Stato legiferare sui temi etici, non alla Regione. Noi continuiamo la nostra campagna sui problemi che interessano i cittadini: la salute; la legalità; lo sviluppo; il sostegno alle famiglie, che significa tutelare i diritti delle persone
che spesso organizzano i loro affetti come possono non come vogliono, non sta alle istituzioni
dare una valutazione di merito». Un concetto ribadito anche in mattinata, durante il primo faccia a faccia televisivo con Renata Polverinì. Condito da un acceso botta e risposta sul «buco di 10 miliardi nella sanità lasciato da Storace», subito contestato dalla sfidante del centrodestra («Il debito era stato accumulato da Badaloni» e comunque «io rinegozierò il piano del governo e in tre anni abbasserò Irap e Irpef» ), chiuso da una stoccata della leader radicale: «Però,
Renata, un po` decenza: il governo è per il nucleare e tu dici che non lo vuoi. Vogliono privatizzare l`Acea e tu dici che non vuoi. Il tuo è un libro dei sogni».
Tuttavia un po` di amarezza resta. Unita alla sensazione che i colpi di coda di una campagna elettorale già avvelenata dai contenziosi giudiziari potrebbero non essere finiti. Occorre evitare le trappole. Non cadere nella rete. Una scelta di low profile, soprattutto nei confronti delle gerarchie. «D`altra parte, quando la settimana scorsa lo stesso Bagnasco disse che serviva
rigore nell`amministrare la cosa pubblica, che senza trasparenza la democrazia muore, nessuno di noi si è sognato di esultare», sottolineano al Comitato Bonino. «Eppure sembravano parole tese a valorizzare le battaglie di legalità di Emma. Come pure, a ben guardare, la seconda parte dell`intervento dì oggi, allorché sempre il cardinale evoca l`imperativo all`onestà e
ammonisce: "Nessun alibi per chi ruba"». Passaggi che anzi, in qualche caso, coincidono con quelli pronunciati dalla vicepresidente del Senato nel suo incontro con i ragazzi: «Non vi sentite una categoria, siete il futuro di questo Paese», li aveva incitati la leader radicale. «Badate:
il futuro è davvero nelle vostre mani, vorrei vedervi determinati a mordere il mondo». Il corollario di quanto appena detto dal n.1 dei vescovi a proposito degli effetti della
crisi sui giovani «che già costituivano la fascia di popolazione più in sofferenza perché meno garantiti e poco sussidiati nel loro tuffo verso la vita» e che «oggi rischiano di demoralizzarsi
definitivamente».
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