
UNA BOMBA a base di gelatina esplosiva ha gravemente danneggiato una vettura dell’ambasciata italiana a Tripoli. Il colpo d’occhio e la prontezza di riflessi dell’autista italiano con ogni probabilità ha salvato la sua vita e quella del diplomatico che era con lui. L’auto, una Toyota chiara, è stata parcheggiata in via 17 febbraio, nel quartiere Zawiat al-Dahmani, a circa due chilometri dalla sede della legazione italiana, nel centro di Tripoli. I due connazionali si sono allontanati. Quando si sono riavvicinati il conducente ha visto un tubo che sporgeva dal retro della vettura. Entrambi hanno raggiunto rapidamente la sede di rappresentanza dell’Italia. La polizia, avvertita immediatamente, ha isolato la zona e ha chiuso la strada. Alle 16 e 30 è esploso l’ordigno. Gli artificieri libici sarebbero arrivati soltanto dopo la deflagrazione.
SECONDO un funzionario dell’ambasciata l’ordigno «avrebbe potuto uccidere gli occupanti». Un terzetto di uomini si è accostato all’automobile. Impugnando un coltellaccio da macellaio, uno avrebbe tentato di colpire la vettura gridando «fitna», ossia «anarchia» il disvalore massimo nella cultura musulmana tradizionale, e «distruggeteli». Non è chiaro se fosse in preda a un raptus o se volesse manifestare in modo eclatante la sua ostilità agli autori dell’attentato. Gli agenti lo hanno fermato. La protezione della sede diplomatica italiana è stata rafforzata. L’agguato non è stato rivendicato. I detective libici sospettano addirittura che l’auto dovesse esplodere dentro all’ambasciata. Il 13 gennaio a Bengasi la blindatura di una Mercedes G ha salvato la vita al console italiano Guido De Sanctis. La sua auto è stata colpita più volte. Il 23 aprile nel quartiere al-Andalous davanti all’ambasciata francese è saltata in aria un’auto imbottita di esplosivo. Un gendarme francese e una giovane libica che abitava di fronte alla sede diplomatica transalpina furono gravemente feriti. Secondo il giornale Lybian Herald nella stessa giornata si verificò un tentativo analogo nelle vicinanze del Consolato britannico.
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