
“La politica non ignora il problema del sovraffollamento delle carceri, ma non ha ancora trovato le soluzioni”. Risponde così il presidente della Camera, Laura Boldrini, ai ragazzi dell’istituto di pena minorile di Nisida, che durante la sua visita le hanno chiesto di impegnarsi su questo fronte. Un tema che ha “sempre avuto a cuore”, anche durante il suo mandato come portavoce dell’Alto commissariato della Nazioni unite per i diritti dei rifugiati. Anche da presidente della Camera assicura che farà “tutto il possibile”, perché “il livello di civiltà di un Paese si vede dalle misure di detenzione”.
Incontrando i ragazzi a Nisida, che definisce “un’isola felice”, sottolinea che la loro situazione “è il frutto degli errori commessi dagli adulti, che non si sono presi cura di loro. È la nostra sconfitta”. A questi ragazzi “va data la possibilità di rimettersi in piedi, altrimenti si perde il senso delle misure di recupero e reinserimento”. È poi fondamentale, dopo che lo Stato “avrà dato loro la possibilità di recuperare”, qualcuno “permetta loro di inserirsi nel mondo del lavoro, altrimenti non avranno avuto senso i laboratori e le attività svolte in carcere”.
Giovani detenuti specchio errori adulti
I minori rinchiusi nelle strutture penitenziarie come quelle di Nisida rappresentano “una nostra sconfitta, il risultato degli errori commessi dagli adulti che non si son presi cura di loro”. È il j’accuse della presidente della Camera Laura Boldrini, parlando con don Fabio, il sacerdote che si occupa dei minori reclusi nella struttura penitenziaria napoletana.
“Si ritrovano così piccoli ad avere avuto esperienze così dolorose - ha proseguito la terza carica dello Stato nel corso della sua lunga visita nella struttura di Nisida - da essere finiti in prigione. A loro deve essere data la possibilità di rimettersi in piedi, altrimenti si perde il senso della misura del recupero e del reinserimento”. Boldrini ha però usato parole di amarezza parlando con i responsabili della struttura di Nisida: “Lo Stato dà a questi giovani la possibilità di recuperare se hanno fatto un errore, ma se una volta usciti non ci sarà qualcuno che darà loro lavoro, che senso avranno avuto le ore trascorse nei laboratori?”, si è chiesta la presidente parlando con i docenti e gli operatori impegnati quotidianamente nel carcere.
La presidente Boldrini ha avuto modo, in oltre due ore di visita, di conoscere la realtà penitenziaria dell’isolotto partenopeo. Ha incontrato i giovani impegnati nei laboratori di ceramica, in quelli della fabbricazione di presepi e pastori, ma anche parlato a lungo con i pizzaioli e con i ragazzi del laboratorio della politica. Boldrini si è, inoltre, dedicata anche a una lunga visita nelle strutture ricreative di Nisida: dagli orti alle aree dedicate alla cura degli animali, soffermandosi a parlare con tutti e dando coraggio ai giovani. “Questo che state imparando qui vi sarà di aiuto per il futuro - ha detto rivolgendosi ai minori che stanno imparando un mestiere tra le mura circondariali - fatene tesoro. Anche se avete sbagliato, dovete essere forti per non ricadere negli stessi errori”. [3]