
E` una corsa contro il tempo. Ma è anche e soprattutto una «corsa ad ostacoli». Ostacoli «illegali». Di più: ostacoli anticostituzionali, antidemocratici.
Contro tutto questo Emma Bonino ha cominciato da ieri uno sciopero della sete. Con chi ce
l`ha? Per spiegarlo la candidata alla presidenza della Regione Lazio ieri mattina era a Milano, dove aveva convocato i giornalisti. E qui ha illustrato le «tante irregolarità» che si registrano
nella raccolta di firme per la presentazione delle liste alle regionali. Problemi che si manifestano ovunque ma soprattutto - così almeno è sembrato di capire - in Lombardia, dove la Lista Pannella-Bonino vorrebbe presentare un proprio candidato a Governatore, Marco Cappato (e, infatti, c`era anche lui ieri alla conferenza stampa).
Problemi, si diceva. I più diversi. Perché i Comuni non fanno nulla per agevolare questo
lavoro, anzi spessissimo lo ostacolano. Perché gli «autenticatori» - chi è incaricato cioè di verificare che le firme siano vere e che siano stati osservati tutti gli adempimenti burocratici
- non sono mai la loro posto. Perché la Rai, che pure dovrebbe garantire un minimo di informazione pluralista, tace. Limitando, di fatto, la possibilità di raccolta delle firme.
Tutto questo messo insieme fa quello che la Bonino ha definito «una situazione di illegalità».
E contro tutto ciò, l`ex commissario europeo ha deciso di iniziare lo scio- pero della sete. Una forma di lotta estrema - sono le sue parole - perché, appunto, il tempo stringe. La scadenza
per presentare le firme scade, infatti, alla fine di questa settimana. «E il governo - continua Emma Bonino deve trovare gli strumenti per mettere fine a questa illegalità».
Magari ricorrendo ad interventi «straordinari», come pure è stato già fatto.
Quali? Le idee, suggerite dalla stessa candidata nel Lazio, possono essere le più diverse: potrebbe essere varata una norma che consente alle forze già presenti in Parlamento di evitare la raccolta di firme (è già previsto per altre elezioni), si può dimezzare il numero di firme necessarie.
Oppure, più semplicemente si possono allungare i tempi a disposizione.
Sarebbero comunque «misure riparatrici», per sanare una situazione creata dall`incuria delle istituzioni e dai media.
Qualcuno, a questo punto, ha fatto notare alla Bonino, in conferenza stampa che «i ritardi» si verificano anche nelle amministrazioni locali guidate dal piddì: di cosa si tratta, allora?
Di un «boicottaggio» da parte di un partito che in Lombardia è rivale dei radicali, mentre nel Lazio è suo alleato? La risposta tutto è stata meno che diplomatica: «Non ci siamo capiti:
non si tratta di chiedere piaceri a qualcuno, ognuno si comporta come ritiene più opportuno. Noi poniamo un problema di legalità delle istituzioni».
Ma c`è di più. La candidata del centro-sinistra alla Pisana ha spiegato che se il suo appello non venisse accolto, i radicali potrebbero ritirare le loro liste.
Anche in quelle Regioni dove già sono state raccolte le firme necessarie. Per ora è una minaccia. «Ne abbiamo parlato, l`abbiamo ventilato. Perché se l`avessimo già deciso non farei certo
lo sciopero della sete. Che, come sapete, è piuttosto impegnativo...». Fin qui la conferenza stampa di Milano. Per partecipare alla quale, la Bonino ha disertato l`incontro organizzato
a Roma, dal piddì con i candidati Governatori del centro-sinistra (non era l`unica assente, comunque, visto che mancava addirittura Penati, candidato dal piddì sempre in Lombardia).
E questo ha creato qualche allarme: qualcuno, insomma, ha pensato che la battaglia «per il ripristino della legalità nella raccolta delle firme» potesse comportare anche l`abbandono
della Bonino nel Lazio. Ci ha pensato lo stesso Bersani a spiegare che non c`è «alcun rischio che salti la candidatura».
I democratici, e tutte le forze del centrosinistra, si sono comunque impegnati a sostenere la battaglia della Bonino. Per tutte valgano le parole di Nicola Zingaretti, presidente della
Provincia di Roma, a lungo corteggiato dal piddì perché fosse lui il candidato nel Lazio. «Voglio esprimere la mia solidarietà a Emma perchè, pur se impegnata con passione e generosità
in una durissima campagna elettorale, è costretta allo sciopero della fame e della sete per difendere elementari principi di democrazia e legalità.
Faccio appello al Pd e a tutte le forze democratiche affinché, il prima possibile, collaborino per rispondere positivamente alle sue richieste». Sulla stessa lunghezza d`onda l'Idv e gli
altri partiti della coalizione.
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