
Non si placa la polemica all'interno del Pd sulle coppie di fatto e sul fondo anti-crisi aperto alle coppie gay. A riaprire il cahier des doléances è ancora una volta l'assessore alla Cultura, Stefano Boeri che parla senza mezzi termini di «un Pd scompaginato». «Due mesi fa, prima di essere messo "sotto tutela" scrive sul suo profilo di Facebook - avevo proposto che uno dei temi principali della Conferenza Programmatica del Pd milanese fosse "Stare insieme". Pensavo e penso che nessuno meglio di un grande partito poliedrico, abitato da mille sfumature nel rapporto tra laico e sacro, potesse finalmente e con coraggio affrontare un tema fondamentale nel governo, nei diritti di Milano e del Paese. Pensavo e penso che se il Pd avesse aperto subito una grande pubblica riflessione sui temi - distinti eppure intrecciati - delle forme di coabitazione, dei servizi ai cittadini che scommettono su un destino comune e sullo statuto e i rituali del matrimonio, avremmo oggi un Partito più unito (le divisioni tra laici e cattolici su questo tema sono una ridicola eredità di antichi pregiudizi). Pensavo e penso che lanciando con passione, intelligenza e coraggio questa discussione, avremmo avuto un Pd al centro della scena culturale e politica milanese e nazionale. Ma, una volta di più si è avuto paura di scompaginare componenti e schieramenti consolidate nel Partito... col risultato che oggi è tutto il Pd ad essere scompaginato da una discussione che invece avrebbe dovuto guidare. Peccato». E oggi, con ogni probabilità, in aula si avrà la controprova che nel Pd monta la maretta. Ci si butta a pesce l'ex vicesindaco, Pdl, Riccardo De Corato: «Meno male che c'è Boeri, altrimenti l'opposizione avrebbe dovuto inventarselo». E poi se la prende con i cattolici del Pd, bollandoli come «ingrati»: «Non hanno avuto nulla da dire dopo l'articolo apparso sull'Avvenire. Sono rimasti muti e silenziosi».
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