
Sarà perché i berlusconiani sognano, senza chiedere permesso, una federazione con la Lega, e questo ai finiani non piace affatto. Sarà perché, se la sfida è a chi fa più il razzista, allora è facile alzare la posta. Coree che sia, per Italo Bocchino è molto meglio essere gay che leghista, soprattutto se fai il premier. Paragone non meno intrigante di tanti classici quesiti senza risposta («essere o non essere?», «ricco o povero?», «laziale o romanista?», «cieco o sordo?») su cui l’umanità perde tempo a interrogarsi. Bocchino spiega la sua certezza: «Sì a un .premier gay, se eletto dagli italiani. Sono contrario a qualsiasi forma di discriminazione e se un prermier omosessuale venisse eletto dal popolo ha tutto il diritto di governare il paese». Il vice capogruppo del Pdl alla Camera, scatenato sponsor della Carfagna, non si sente discriminatorio verso il Carroccio: «Come ho più volte detto, il premier non può rappresentare solo un’area del paese. Un premier leghista è improbabile per una ragione di "limite territoriale"che la Lega ha: non può governare un intero paese chi ne rappresenta solo una parte». «Detto questo, non considero che la cosa sia semplice; anzi, sul piano del costume non lo è certamente. Ma nel momento in cui ci fosse un candidato gay e venisse eletto non ci troverei nulla di strano perché rappresenterebbe tutti e non solo una parte».
In realtà, per spaccare il capello in quattro, un presidente del Consiglio in odore di gaytudine c’è già stato: dal 1970 al 1972 fu premier Emilio Colombo, irreprensibile pluridecorato democristiano, che non ha fatto mai outing se non per dirsi cocainomane, e che proprio ieri, da senatore a vita, ha compiuto 90 anni. Coincidenze. Bocchino ha suscitato applausi e fischi, come da copione. I leghisti hanno evitato la solita battuta stragettonata sul "cognome che non lo aiuta" e stavolta hanno volato alto: «Forse rivendica il posto di premier per sé». Entusiasta è invece il presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini, che accusa la Lega di essere il partito più omofobo: «Un premier leghista non potrebbe che spaccare l’Italia in due, fare solo gli interessi del nord e trasformerebbe l’Italia in un dominio fanatico clericale favorendo il darvinismo sociale a danno dei píù deboli». Eppure, di fronte al quesito "meglio Berlusconi o Bossi?" c’è già un bel pezzo di Nord che forse voterebbe per il leghista. Tradotto: meglio lumbàrd che macho.
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