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A domanda rispondo
Caro Furio Colombo, domenica 3 ottobre l'ospite della trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" sarà l'ex premier britannico Tony Blair. Non è questa l'occasione per porgli una domanda sulla sua scelta "storica" di dichiarare guerra all’Iraq? Matteo Angioli
SE FOSSI Fabio Fazio, nel programma di Raitre “Che tempo che fa” a cui parteciperà Tony Blair, inviterei anche un'altra persona, la sola che ha diritto di chiedere a Blair, in modo diretto e senza finte cortesie, perché ha voluto con tanto fervore la guerra proprio nel momento in cui si poteva evitare la più vasta distruzione di un Paese e il più alto numero di morti dopo la Seconda guerra mondiale. Quella persona, in rappresentanza dei molti che hanno creduto a una soluzione possibile non per pacifismo ma attraverso un accanito e abile lavoro diplomatico, è Marco Pannella. Penso che ascoltare le risposte che Tony Blair può dare alla dimostrazione che rimuovere Saddam e non fare la guerra erano due cose possibili, lascerebbe un segno più importante di uno scoop in una buona trasmissione televisiva. Il caso di Tony Blair è forse unico.
È un grande leader carismatico che viene da sinistra ma è ammirato anche a destra per il suo slalom abile ed elegante fra socialismo e buon senso. Improvvisamente diventa, con l'enfasi ispirata di un profeta, co-autore della una guerra folle e inutile in Iraq. Rende inevitabile quella guerra con due mosse ben calcolate: offre con febbrile intensità notizie false (“Saddam Hussein ha armi che possono distruggerci in 45 minuti”) ; e provvede personalmente a far precipitare gli eventi in modo da bloccare la delicata manovra di soluzione diplomatica senza la guerra che era sul punto di compiersi. Questa sera Tony Blair viene nel programma di Fazio come venditore del suo libro, mestiere che gli riesce sempre più difficile nel suo Paese. È l'occasione perfetta per chiedergli perché ha voluto schiacciare in modo così risoluto, con un costo immenso di vite umane e nessun risultato, una soluzione senza guerra al cui compimento mancava un giorno. C'era chi aveva lavorato e tramato con perizia e bravura per evitare le armi non per pacifismo ma perché, parafrasando Einstein “Si poteva fare e dunque si doveva fare”.
L'ha detto e dimostrato (e lo proverebbe stasera) Marco Pannella, che vi aveva lavorato assieme a centinaia di parlamentari, italiani ed europei, ma anche assieme a molta diplomazia araba. Il piano, già quasi perfezionato, era indurre Saddam Hussein a lasciare l'Iraq a certe condizioni (danaro) che non erano né potere né perdono ma solo salvezza. Che colpo memorabile, più storico che giornalistico, dare a Tony Blair, che non riesce più a parlare nel suo Paese, l'occasione (l'ultima occasione) di rispondere a Pannella, di dire a lui e a noi perché ha buttato e bruciato tutto il suo prestigio in una tremenda guerra inutile che era sul punto di essere evitata.
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Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano