
05/10/10
da l'Unità
Una batteria di cannoni caricati a salve. Una politica di annunci difficilmente traducibili in fatti per mancanza di fondi. Nel momento in cui il governo avvia l'offensiva sui temi etici per conquistare il consenso delle gerarchie vaticane in vista di una probabile campagna elettorale, l'opposizione denuncia sinistri scricchiolii sotto il profilo della copertura finanziaria. La Commissione Bilancio della Camera ha chiesto chiarimenti al ministero della Salute su alcune norme del ddl sul biotestamento prima che la Commissione Affari Sociali lo invii all'aula. Norme non qualunque: nel mirino ci sono la presa in carico dei pazienti in stato vegetativo dai Lea (livelli essenziali di assistenza) e la sostenibilità amministrativa e finanziaria di uffici ad hoc nelle Asl per registrare le Dat (Dichiarazioni anticipate di trattamento).
La relazione tecnica ministeriale, prevista entro 15 giorni, è una prassi ma anche un modo di esprimere solide perplessità: o si trovano nuovi fondi o si cancellano i commi. Il punto è che tolte quelle norme salterebbe l'architrave del biotestamento modello centrodestra. Protesta Livia Turco (Pd): «Senza risorse adeguate non si può garantire l'assistenza ai malati terminali. Il governo è generoso solo con gli slogan». D'accordo Ignazio Marino: Al testo è fermo da un anno, farebbero più bella figura a dichiararlo lettera morta». Anche IdV, con Silvana Mura, denunzia la carenza di soldi. Che, peraltro, non si limita a questa legge in fieri pensata per evitare nuovi "casi Eluana". Donata Lenzi, Pd in Commissione Affari Sociali accusa: «La legge sulle cure palliative approvata a marzo con un ampio accordo trasversale, non è mai stata finanziata. I soldi alle Regioni non sono mai arrivati». Lo stanziamento previsto è di 150 milioni per il triennio 2010-2012. Ma la rete di strutture in grado di fornire sostegno e medicinali per la terapia del dolore da 6 mesi sarebbe rimasta sulla carta: «Peccato, è un network efficace - continua Lenzi - A prescindere dalle questioni etiche, se non c'è garanzia di ricevere cure adeguate non c'è libertà di scelta». La questione pecuniaria non è secondaria. Altro mette- re a regime il quoziente familiare, strumento fiscale rilanciato da Berlusconi in Parlamento, è stata calcolata una spesa di 16 miliardi in 5 anni. Eppure, il premier vuole accelerare sul «piano per la vita».
Nel Lazio, Renata Polverini ha recepito il messaggio e annunciato la riforma dei consultori, che prevede fondi anche per le associazioni private e da cui Emma Bonino ha messo in guardia: «È un test nazionale». I ministri Sacconi (politicamente il grande sconfitto della vicenda Englaro) e Fazio sono al lavoro sull'agenda governativa di bioetica in 5 punti. Inizio vita: rigide linee guida sulla Ru486 che ne vietano l'assunzione a domicilio, warning alle Regioni, nuovo modulo per la raccolta dati sensibili. Disabilità: secondo il rapporto, il fondo sanitario nazionale avrebbe risorse sufficienti per «garantire la dignità della persona in ogni fase di vita». Fine vita: divieto di ogni forma di eutanasia, sconfessione dei registri comunali per il biotestamento. Staminali: critica della «procedura inutile e costosa della conservazione del cordone ombelicale per uso autologo» e potenziamento della rete delle banche pubbliche. Ricerca: allo studio un codice etico per la sperimentazione su materiale biologico ed esseri umani. Anche sul fronte dei numeri parlamentari c'è da registrare il dialogo tra i cattolici delle opposizioni: nei prossimi giorni il centrista Rocco Buttiglione incontrerà l'ala cattolica dei finiani: Buonfiglio, Moffa, Viespoli, Di Biagio, Valditara. Che sull'etica la pensano più come Berlusconi che come Della Vedova.
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