
09/09/10
Il manifesto
«Elementare, Watson». Pier Casini non si stupisce affatto delle " minacce di Bossi sulla sfiducia a Berlusconi: «Tutto come previsto - dice il leader dei centristi - la Lega si prepara a staccare la spina». Il conto alla rovescia per il voto è già partito. Ma non è ancora chiaro quando terminerà. In tanti - praticamente tutti a parte Bossi e la sinistra fuori dal parlamento - hanno bisogno di tempo per organizzarsi ma la testa dei leader come dei peones, di fatto, è già sulle liste e sulle alleanze. Ed è qui, soprattutto, che brillano le incertezze.
Il Pd sarà pure «pronto al voto» come giura Bersani ma di sicuro il principale partito dell'opposizione non ha ancora nemmeno iniziato a discutere i tanti nodi aggrovigliatisi dal dopo Veltroni. Il «nuovo Ulivo» a cerchi concentrici disegnato dal segretario non sfonda. Al no di Vendola si è aggiunto quello della vecchia minoranza del Pd franceschinianveltroniana, Marco Minniti, Giorgio Tonini e Walter Verini aprono le danze e in una nota congiunta chiedono a Bersani di convocare al più presto la direzione del partito per assumere decisioni collegiali ed efficaci». Nel mirino soprattutto l'accordo pre-elettorale con la Federazione della sinistra Prc-Pdci. «Abbiamo atteso una smentita - scrivono i tre deputati che finora non è peraltro arrivata. La crisi di governo richiede da parte del Pd risposte serie, discusse e decise da organismi collegiali».Nel Palazzo intanto è già partita la campagna acquisti di deputati e senatori. Berlusconi come Prodi è ormai una realtà. Il premier ieri ha ricevuto a lungo il governatore siciliano Mpa Raffaele Lombardo.
L'isola, storico granaio di voti per l'Udc e perla destra, è nel caos da mesi. Lombardo - vicino a Fini - avrebbe promesso al Cavaliere la fedeltà dei suoi 4 senatori e 5 deputati in cambio di 3,4 miliardi di fondi Fas e il coinvolgimento delle imprese siciliane nella costruzione delle autostrade in Libia. Idem dal movimento sudista di Adriana Poli Bortone (5 voti alla camera e 1 al senato). Scontato invece l'appoggio dei tre lib-dem ex diniani. Troppo pochi, comunque, per sostituire i 44 finiani. Al cerino sciogli-camere che gira tra Bossi, Fini e Berlusconi c'è però anche quello che gira nel Pd «che deve dire se sta da questa o da quella parte» (Di Pietro). Nella capigruppo di ieri alla camera in cui Cicchitto ha chiesto le dimissioni di Fini il Pd ha difeso a spada tratta il fondatore di Futuro e libertà. Ma a parte la linea del Piave futurista la rotta democratica non è chiarissima. Al Nazareno - è noto da anni - non c'è un uomo solo-al comando.
La principale spina nel fianco del Pd per ora si chiama Antonio Di Pietro. Casini - e con lui anche Enrico Letta, numero 2 del Pd - hanno opposto il veto a un'alleanza con l'ex pm. Ricambiati dallo stesso Di Pietro, che giudica «mortificante e masochista la corte dei democratici a Fini e Casini». Il leader dell'Idv dà anche la sua pennellata di colore: «Bersani, invece di perdere tempo a leccare il didietro a questa gente accordati con l'Idv che vuole fare un matrimonio di amore e non di interesse. Casini e Fini non vi sposeranno mai, rimarrete cornuti». L'alleanza democratica targata Bersani, per ora, terrebbe dentro tutta la vecchia Unione senza precludere di per sé l'allargamento a Casini. Ma oltre ai dipietristi e all'ala destra del Pd non piace molto nemmeno all'ala sinistra. Per Vincenzo Vita, «bisogna fare subito le primarie e farle bene, il mezzo è il messaggio.
I candidati si presenteranno interpretando un'idea possibile di centrosinistra, poi il nostro mondo deciderà quale scegliere». I candidati già non mancano. Oltre aVendola ci saranno sicuramente F.mina Bonino e anche lo stesso Pierluigi Bersani, sicuro di vincere nei gazebo. Difficile però che il Pd alla fine si presenti con un candidato unico. Se il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti si è sfilato preventivamente, al sindaco di Torino Sergio Chiamparino già in pista potrebbe aggiungersi anche un «giovane» - dell'area Renzi-Civati. Ieri Bersani è stato silente per tutto il giorno. Domani dovrebbe partecipare ai funerali del sindaco di Pollica Angelo Vassallo. E domenica concluderà a Torino la festa democratica con il tradizionale coinizio finale. Che l'aria non sia buona oltre all'episodio contro Bonanni lo dimostra anche la contestazione (civile) dei precari della scuola contro Dario Franceschini davanti a Montecitorio. Alcuni insegnanti hanno accolto bene l'ex segretario del Pd venuto a portargli solidarietà, altri invece hanno protestato e gli hanno chiesto: «Prendete l'impegno a cancellare il decreto Bersani sulle fondazioni nelle scuole? Noi non vogliamo i privati nelle scuole. Siete i primi responsabili. Voi parlate sempre e dite tante bugie. La scuola è stata distrutta in primis dal centrosinistra».
© 2010 Il Manifesto. Tutti i diritti riservati