
30/08/11
Il Sole24Ore
Pier Luigi Bersani chiede un ulteriore passo indietro a Filippo Penati, coinvolto nell'indagine per le tangenti nell'area Falck di Sesto San Giovanni, dopo che il gip di Monza ha respinto la richiesta d'arresto in quanto i reati di cui è accusato l'ex presidente della provincia di Milano sarebbero prescritti. Penati «rinunci alla prescrizione e si faccia processare», ha rilanciato ieri il segretario del Pd. Che ha poi spiegato: «Il turbamento è profondo ma almeno l'auspicio è che, sull'intera vicenda; non ci siano ombre e si arrivi alla verità».
Per quanto riguarda invece la questione relativa a una eventuale espulsione dal Pd, Bersani ha precisato che «sono meccanismi affidati allo statuto e alla commissione di garanzia (guidata da Luigi Berlinguer, ndr) che è al lavoro. Si farà un'opinione e ci dirà. Noi non intendiamo interferire in nessun modo con la magistratura, perché abbiamo un profilo etico che ci interessa preservare». La rinuncia alla prescrizione da parte di Filippo Penati sarebbe «giusta e positiva, ma è l'individuo che deve decidere», ha sottolineato il capogruppo Pd alla Camera, Dario Franceschini. «Se si distingue, come ha fatto giustamente Penati, il percorso personale da quello del Pd, il partito non può dirgli cosa fare», ha aggiunto.
Secondo Franceschini sta circolando «un'idea che siamo tutti uguali, un'idea alla quale dobbiamo reagire. Noi dobbiamo avere la capacità di prevenire e di punire gli illeciti penali e nel nostro codice etico possiamo fare anche di più. Ma non si deve fare di ogni erba un fascio. A destra quando viene colpito come è successo molte volte uno di loro, la tecnica è quella di fare leggi ad personam quando possibile, rifiutare tutte le autorizzazioni a procedere anche quando i reati riguardano la criminalità organizzata e attaccare la magistratura». E mentre per il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, la decisione di rinunciare o meno alla prescrizione è «una scelta personale», in cui ognuno segue «la propria coscienza», il numero due del Pd, Enrico Letta va all'attacco di Penati: nel Pd «non può esserci alcuna macchia. Se c'è qualcuno che si è macchiato di illeciti o è anche solo sotto inchiesta una sola è la strada, quella delle dimissioni».
«Tanta ipocrisia meriterebbe che davvero Penati si facesse processare. E allora ne vedremmo delle belle», ha commentato il ministro per l'Attuazione del programma di Governo, Gianfranco Rotondi. Che poi osserva: «Su Penati il Pd resuscita il "contrordine compagni". Ieri era per tutti il gran lombardo del riformismo, oggi l'uomo nero da processare anche oltre le leggi vigenti». Sulla vicenda Penati è intervenuta ieri, a Radio Radicale, anche la senatrice Emma Borino. «L'idea del partito con i probiviri per entrare e le espulsioni è fuori tempo. Non è una questione che riguarda Penati ma il sistema dei partiti e come si sostengono». È evidente, osserva ancora Bonino, «l'imbarazzo» del Pd. Ma questa vicenda, ha concluso, «potrebbe essere un'occasione per rivedere il sistema dei partiti, il loro funzionamento, le regole, il loro finanziamento. Penso che questo potrebbe interessare i cittadini, al di là delle responsabilità da accertare».
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