
14/12/10
la Repubblica
Le urla dai banchi democratici a Berlusconi («Questa l’abbiamo già sentita») e Fini annuisce. L’intesa con Fli insomma c’è e, dice Bersani, soprattutto ci sarà: «Nel denegato caso, come dicono gli avvocati, in cui non passi la sfiducia, è evidente che da qui a un mese siamo daccapo, con in più Fli che è all’opposizione. Per carità, saranno due opposizioni diverse, ma ci sarà uno spazio per una strategia d’opposizione comune».
Giornata di riunioni ieri anche per l’opposizione alla Camera. Pier Ferdinando Casini, leader Udc, convoca i suoi nel pomeriggio e poi, in tv, attacca sul mercato dei voti: «Sono girati quattrini, si può anche cambiare idea ma non possono girare soldi». Il Pd si riunisce di mattina in un "caminetto" dei big e a sera tiene l’assemblea del gruppo, che serve per un "serrate le file" e per l’ultima chiamata di Dario Franceschini ai parlamentari: «Vincerà la sfiducia». Bersani accusa: «Il premier è un irresponsabile, l’interesse del paese sarebbe formalizzare la crisi, solo un ego smisurato può portare Berlusconi a non prenderne atto per dare vita a un governo di responsabilità istituzionale». È il leit-motiv dei Democratici, preoccupati dalle elezioni che aprirebbero una partita «pericolosa» per il paese e molto difficile per il partito, alle prese con la scelta delle alleanze e con i malumori interni. In aula intervengono ben cinque big democratici (Letta, D’Alema, Fassino, Veltroni, Bindi); Fioroni è critico: «Vuol dire che siamo sicuri di vincere se ci mettiamo tante facce e quasi tutte di ex segretari Ds... D’Alema incalza: «Lei è stato a lungo il proprietario del centrodestra, ora non lo è più». E se si andrà al voto, aggiunge, «se sfida ci sarà, noi non ne abbiamo paura; lei non è invincibile e le elezioni le ha già perse due volte». Però la strada migliore è un’altra, quella tedesca della Grosse Koalition, perché «le forze politiche in certi momenti sono capaci di trovare convergenze». Insomma ci vorrebbero le dimissioni del premier che portino a «un nuovo governo di centrodestra o a un governo di responsabilità nazionale». Anche Veltroni (con il quale D’Alema si complimenta) rilancia, rivolto a Berlusconi: «Lei è in un vicolo cieco e ne potrebbe uscire solo con un atto di responsabilità che non è in grado di compiere». Lo spauracchio delle urne tiene banco. Proprio se Berlusconi oggi dovesse vincere sono più vicine. Gli ex popolari di Modem si vedono a cena (oggi si riuniranno tutti i "75" con Veltroni e Gentiloni) Bersani invece è alla cena del Pd Lazio con gli imprenditori: «In ogni caso questo governo finisce, non può garantire più stabilità al paese. Le elezioni non ci fanno paura. Noi dovremo rimediare ai suoi danni». Bindi: «Chi vota la fiducia, sceglie le elezioni anticipate». Il Pd pensa di esserci al completo: Marco Fedi, malato, è venuto dall’Australia per votare. Al Senato, Emma Bonino, la leader radicale dice al premier: «Guardare oltre il voto, perché seppure lei ottiene la fiducia lo scenario sarà ancora peggiore di quello vissuto finora».
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