
«Questo risultato elettorale è il miglior riconoscimento per l’attività svolta dal governo, per le prospettive di stabilità del sistema politico e per la possibilità di realizzare, in questa seconda parte della legislatura, le riforme necessarie per l’ammodernamento e lo sviluppo del nostro paese». A quasi 24 ore dalla chiusura delle urne, Silvio Berlusconi affida a una nota le sue valutazioni - e la sua soddisfazione - sul risultato delle elezioni regionali. Un test di «mid term», come lo ha definito Paolo Bonaiuti, che governo e premier hanno superato "brillantemente", andando, probabilmente, addirittura al di là delle aspettative della vigilia.
In particolare, mentre rimane qualche rammarico per la Puglia, Berlusconi non manca di manifestare
tutta la sua soddisfazione per la sofferta vittoria nel Lazio, dove «gli elettori moderatisi sono riconfermati maggioranza nonostante sia stata impedita la presentazione del simbolo del Popolo della libertà». il grande risultato della Lega nel Nord, assicura il premier, non deve preoccupare. Anzi. «L’alleanza del Pdl
con la Lega - sottolinea - si conferma una robusta forza di cambiamento nelle regioni più importanti,
garanzia del rinnovamento e della modernizzazione del paese». Quindi un ringraziamento, di cuore, a «tutti gli elettori che ci hanno sostenuto con la loro fiducia e con il loro voto nonostante la terribile campagna di calunnie e di diffamazioni che ci è stata scagliata contro negli ultimi due mesi. Ancora una volta l’amore ha vinto sull’invidia e sull’odio. Grazie a tutti». Il voto, secondo il Cavaliere, ha dunque premiato il governo e, di conseguenza, rafforzato la sua leadership.
Gli elettori sono con lui e gli chiedono, nella lettura di Berlusconi, maggiore decisionismo e incisività nell’azione di governo e nella realizzazione delle riforme. Al tempo stesso, i risultati della due giorni elettorale, hanno in qualche misura "isolato" Gianfranco Fini, costringendolo ad abbassare i toni e ad adeguarsi. Ed evitare i continui distinguo, che, per il premier, non fanno altro che danneggiare il Pdl.
Le riforme, su cui il governo sarà impegnato per i prossimi tre anni - e su cui Berlusconi, Fini e
Umberto Bossi puntano moltissimo - possono rappresentare il vero "collante" tra le diverse anime della maggioranza. I principali obiettivi del premier sono la riforma della giustizia, quella del fisco e la revisione della forma di governo in senso presidenziale. Un’agenda che la Lega è disposta ad appoggiare in cambio dì garanzie sul federalismo. Sull’onda del risultato elettorale, Bossi ha già detto che i due governatori leghisti di Veneto e Piemonte sono pronti a partire da subito con la sperimentazione del federalismo
fiscale nelle rispettive regioni. La Lega deve rassicurare il suo elettorato. In realtà, l’approvazione dei decreti di attuazione dell’articolo 119 della Costituzione sul federalismo fiscale appare sempre difficile e richiede tempi lunghi. Dopo varie commissioni di studio sulla materia che non hanno prodotto risultati, rallentamenti e marce indietro, a cui la stessa Lega non è estranea, in molti pensano che,a conti fatti,
nelle attuale condizioni il federalismo fiscale sia impraticabile e rischi di essere "esplosivo" per il paese. Difficilmente il fondo di perequazione per le regioni con minore capacità fiscale, previsto dall’articolo 119, potrà raggiungere i 5o miliardi di euro che ogni anno il Nord riversa al Sud (tra le ragioni della straripante vittoria leghista); come spiega Luca Ricolfi nel suo libro "Il sacco del Nord". In ogni caso, anche per contenere le sempre più forti spinte secessioniste del suo elettorato, la Lega deve portare avanti con determinazione la bandiera del federalismo e, di conseguenza, obbligare gli alleati a fornire ampie garanzie e compiere azioni concrete sulla strada della sua realizzazione. Anche l’opposizione è chiamata in causa dal Carroccio. Roberto Calderoli ha auspicato un dialogo aperto a tutti, chiedendo atteggiamenti responsabili e facendo appello «alla maturità delle opposizioni». Il confronto va fatto «in Parlamento e non attraverso i giornali».
Berlusconi, per parte sua, non si fa illusioni e guarda con poca fiducia le aperture di Pier Luigi Bersani sulle riforme. Fermo restando che la maggioranza ha i numeri per andare avanti da sola, è il ragionamento del premier, e procedere all’ammodernamento delle istituzioni, della giustizia e del fisco, un miglioramento del clima politico che renda possibili riforme condivise è certamente auspicabile. È però necessario che i democratici abbandonino gli attacchi personali e prendano una volta per tutte le distanze dall’Idv.
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