
Una legislatura al bivio. Domani si vota il rendiconto dello Stato e il centrosinistra passa dalla piazza all'aula: dopo aver riempito San Giovanni sabato, prova a dare alla Camera l'ultima spintarella. Bersani intravede l'obiettivo: «O Berlusconi si dimette o presto sarà sfiducia». Ma sui nomi del futuro premier, chiusura alle parole Letta e Schifani: «Sono di centrodestra». Sull'altro lato della barricata, il Cavaliere non esce dalla trincea e fa i conti: «Ho verificato, abbiamo la maggioranza». Così, in attesa dell'ora X, tutti si muovono: il ministro Maroni intona il de profundis («La maggioranza non c'è, inutile accanirsi»), Alfano tende la mano alle opposizioni («Voti con noi le misure anti-crisi»), mentre Casini vuole un governo col Pd. E, proprio al convegno del Terzo Polo, è comparso a sorpresa il Pdl Beppe Pisanu: «Non sono un traditore, ma un tradito». Grandi manovre in un momento delicato: oggi, all'apertura dei mercati, tutti guarderanno all'Italia e il verdetto sulla «sorveglianza speciale» decisa dal G20 lo darà la tenuta dello spread.
La strategia
Nel conto dei numeri il centrodestra perde anche la Carlucci, passata all'Udc, ma continua la corte serrata ai 6 deputati radicali. Domani, però, potrebbe trovarsi di fronte una diversa strategia: l'astensione del centrosinistra. Se alcuni deputati della maggioranza (per ora Destro, Gava, Antonione e Pittelli) sono orientati a non votare, l'opposizione potrebbe tatticamente fare la stessa cosa. Tradotto: via libera al Rendiconto, ma certificato sulla fine della maggioranza. E anche della legislatura?
© 2011 La Gazzetta dello Sport. Tutti i diritti riservati