
Ha visto il ministro dell’Economia Giulio Tremonti per parlare di riforma fiscale. Quindi ha ricevuto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, per avere lumi sui tempi tecnici di presentazione in Parlamento di quella della giustizia. Ragionato infine con il suo staff sui contenuti delle riforme costituzionali.
In ogni caso, prima verranno quelle a costo zero, che non comportano variazioni di bilancio.
Poi, prima del termine della legislatura, anche quelle che hanno bisogno dell’assenso del ministero del Tesoro. Berlusconi da ieri mattina è al lavoro per mettere a punto un programma che arrivi al 2013. Ha preferito non fare un conferenza stampa e affidare a una nota ufficiale una prima valutazione del voto regionale e il ringraziamento agli elettori. A differenza del giorno prima, quello dello spoglio, è rimasto nella sua residenza privata, Palazzo Grazioli, senza recarsi a Palazzo Chigi.
Nella nota il presidente del Consiglio segnala innanzitutto il valore politico del test elettorale, un valore che lega in modo diretto alla possibilità di varare le riforme promesse più volte agli italiani e sin qui non realizzate. I tempi li imporrà anche un incontro già programmato dopo Pasqua con Gianfranco Fini (che ieri mattina lo ha chiamato per complimentarsi). «Questo risultato è il miglior riconoscimento per l’attività svolta dal governo - rimarca Berlusconi - per le prospettive di stabilità del sistema politico e per la possibilità di realizzare, in questa seconda parte della legislatura, le riforme necessarie per l’ammodernamento e lo sviluppo del nostro Paese».
A giudizio del premier si apre dunque una fase in discesa, in cui l’esecutivo da lui guidato metterà a frutto il mandato ulteriore ricevuto da parte degli italiani e godrà di una stabilità (per i prossimi tre anni non sono previste elezioni) che gli consentirà di lavorare con più efficacia.
Si rimarca ovviamente, fra i tanti, il risultato del Lazio, dove «gli elettori moderati si sono riconfermati maggioranza nonostante sia stata impedita la presentazione del simbolo del Popolo della Libertà». Di certo, fra i tanti, quello del Lazio è stato il risultato più inseguito dal capo del governo, che ha partecipato tre volte a manifestazioni elettorali della nuova presidente della Regione, Renata Polverini, ricevuta ieri mattina. Nel pomeriggio invece, a Palazzo Grazioli, è arrivato Francesco Storace, la cui Destra è stata anch’essa un pezzo determinante del successo.
Colpisce, nella nota, anche l’enfasi sul valore aggiunto, virtuoso, dell’alleanza con la Lega, che «si conferma una robusta forza di cambiamento nelle Regioni più importanti, garanzia del rinnovamento e della modernizzazione del Paese».
Insomma nulla da temere, a giudizio del Cavaliere, da parte di Bossi e compagni, anzi la convinzione che l’exploit del partito del Senatur possa dargli luce riflessa, forza ulteriore e garanzie da spendere per varare le riforme. Infine il ringraziamento agli elettori, a tutti coloro che «ci hanno sostenuto con la loro fiducia e con il loro voto nonostante la terribile campagna di calunnie e di diffamazioni che ci è stata scagliata contro negli ultimi due mesi. Ancora una volta l’amore ha vinto sull’invidia e sull’odio. Grazie a tutti». E se Bersani apre al dialogo, la notizia coglie, come sempre in questi casi, il Cavaliere più prudente che altro: «Magari fosse vero che intendono collaborare...».
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